mercoledì 10 febbraio 2010

VERSO LE REGIONALI/ Caldoro cerca di stemperare i toni, ed apre a De Luca...

Caldoro: "basta coi Casalesi. Così non si va avanti." Sul suo avversario: "per me è innocente fino a prova contraria!"
Stefano Caldoro sillaba lentamente la stessa frase per tre volte: «Mi di-spia-ce, mi dispia-ce, mi di-spia-ce». Quarantenne ma già con un passato socialista nella prima repubblica che rivendica con orgoglio, Caldoro è il candidato governatore del centrodestra in Campania. Al congresso dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro l’ha citato così: «Caldoro rectius Cosentino». Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno che corre per il centrosinistra, ha fatto il resto: «I campani devono scegliere tra me e il clan dei Casalesi». Chiaro riferimento alle vicende giudiziarie del presunto camorrista nonché sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino.

martedì 9 febbraio 2010

VERSO LE PROVINCIALI/ Diana spara a zero sul Pd, salva solo la Picierno

Il leader storico della sinistra, accolto con tutti gli onori nell'Idv di Antonio Di Pietro
intervista realizzata da Giovanni De Stasio
La sua adesione all’Italia dei Valori ha avuto un effetto mediatico straordinario di livello nazionale. E’ stato il segretario nazionale dell’Idv Antonio Di Pietro a dare il grande annuncio: l’adesione dell’icona della sinistra Lorenzo Diana, emblema dell’antimafia, al suo partito. Avrà un ruolo importante di caratura nazionale. E’ stato presentato al congresso nazionale dell’Idv applaudito da circa tremila delegati. Diana ci ha rilasciato una intervista a tutto campo in cui ha espresso tutto il suo livore verso un partito che non era più suo.
Onorevole Diana la sua scelta ha creato un vero e proprio terremoto nella sinistra nazionale e casertana. “Sono proprio i doveri e le responsabilità che mi derivano dall’essere una, per quanto modesta, rappresentanza della sinistra che si è battuta per la politica di alto profilo e per il miglioramento della società, per i valori ideali e per interessi generali dei cittadini, a spingermi a dare continuità alle nostre migliori battaglie e a chiedere alla politica di non scadere in un pantano. Quando ci si rende conto di avallare condotte sbagliate, bisogna reagire ed avere il coraggio di scelte che salvino il patrimonio della migliore politica”.
L’accusano di aver lasciato il Pd perché non aveva avuto la candidatura alla presidenza della Provincia. “In più interviste, anche a lei, rilasciate nell’ultimo mese ed in interventi nella direzione provinciale, tenutesi all’indomani delle dimissioni di Sandro De Franciscis, ho sempre sostenuto che bisognava mettere la candidatura a presidente della Provincia a disposizione degli alleati, a partire dall'Udc, per allargare la coalizione e poterla rendere vincente. Senza la qual cosa il centrosinistra avrebbe ben poche possibilità di competere col centrodestra e, quindi, il candidato-presidente sarebbe destinato a fare solo il consigliere provinciale. La qual cosa a me non suscita alcun interesse, dal momento che l’ho fatto per ben 16 anni, superando ben quattro volte l’esame degli elettori. So che possono esservi anche persone interessate a raggiungere un tale obiettivo senza dover essere elette, tramite il voto, in un collegio provinciale. Io consiglierei a qualcuno di provarci attraverso la candidatura in un collegio, piuttosto che attraverso la scorciatoia della candidatura a presidente. Ad ogni buon fine io mi sono dimesso prima che si decidesse sulla scelta del candidato-presidente. Infatti, ho lasciato il coordinamento provinciale con appena uno o due ipotesi di candidati, mentre dopo le mie dimissioni, sento parlare quasi di una decina di nomi su cui non si è ancora deciso nulla. Io avevo proposto di scegliere, con le primarie, il candidato eventualmente dovesse essere individuato nel Pd, come doveva essere fatto per la Regione. Ma, vidi un gruppetto di dirigenti contro le primarie, evidentemente nel timore che gli elettori democratici potessero scegliere diversamente dai loro accordi interni, diversamente dagli accordi interni di un ristretto gruppo degli apparati politici. Le primarie avrebbero contribuito a dare lancio e unità al Pd. Si sono fatte in tanti posti, perché non si potevano fare a Caserta?”.
Le vicende del consorzio idrico hanno inciso sulla sua determinazione? “Sì. Anche la vicenda del tentativo di privatizzazione del consorzio idrico ha confermato per l’ennesima volta un partito senza timone nel quale alcuni agiscono come un grumo grigio al di sopra della direzione politica del partito. Non si può avere un partito nazionale e regionale che attaccano Cosentino, mentre altri del Pd casertano si accordano con gli uomini dello stesso in un iciucio di privatizzazione che è contro legge. Il centrosinsitra non può più suicidarsi in una consociazione con il partito di Cosentino. Quando ho chiesto al coordinamento provinciale di prendere posizione contro il grave atto consumato al consorzio idrico, già superindebitato per cento milioni di euro, è seguito il silenzio di tutti, tranne dell’onorevole Pina Picierno. Un coordinamento politico serio avrebbe chiesto le dimissioni del consiglio di amministrazione del consorzio che aveva agito contro la direttiva politica della segreteria provinciale del Pd”.
Che ruolo avrà nell’Idv? “Il leader Di Pietro mi ha chiesto di impegnarmi con l'Idv. Vedremo nei prossimi giorni a quali livelli. Di fronte ad un partito che dava segni di mal sopportare la mia persona, quasi un rompiscatole, ho registrato, invece, la richiesta dell’Idv di avermi come una risorsa politica presentata personalmente da Di Pietro al congresso nazionale come un risultato fortemente positivo”.
Diana è stato segretario provinciale del Pci e capogruppo consiliare alla Provincia, parlamentare per tre legislature per conto del Pds e dei Ds, membro della direzione nazionale Ds, segretario della commissione parlamentare antimafia e responsabile nazionale Ds per la lotta alle mafie. Quindi, un curriculum di tutto rispetto. Non a caso Di Pietro, nel corso del congresso nazionale del partito, si è inchinato davanti a Diana ringraziandolo di aver fatto la scelta dell’Idv.

lunedì 8 febbraio 2010

VERSO LE REGIONALI/La sinistra spaccata su De Luca. Dal Prc napoletano sì al sindaco

E intanto tutti si chiedono: "Cosa farà ‘o governatore spodestato? Reagirà con ulteriori spallate e fuoco amico contro De Luca, oppure accetterà la decisione del partito, benedetta già da Pierluigi Bersani?" Con i suoi per ora don Antonio è sibillino. La parola d’ordine è declinata al futuro: «vedremo». Ma di tempo ormai per sfoderare assi dalla manica ce n’è poco, troppo poco.
Un Giano bifronte con una testa che pensa ad un candidato «alternativo» e un’altra testa che invece punta su chi già è in campo, guarda cioè a Vincenzo De Luca. Questa è la rappresentazione della sinistra nelle ultime ore: Rifondazione Comunista e Sinistra e Libertà sono spaccate sull’individuazione del candidato a presidente della Regione Campania.È RAFFAELE Carotenuto, capogruppo di Rifondazione Comunista al Comune di Napoli, uno dei punti di riferimento del Prc in città, a dire la sua con chiarezza, insieme a Salvatore Parisi e Ciro Borriello di Sinistra e Libertà. «L’esperienza di lavoro unitario condotto dalle forze della sinistra al Comune di Napoli – dicono i tre – ci induce a rivolgere in queste ore a tutta la sinistra un appello, per mettere al centro della propria riflessione la necessità di convergere insieme su un candidato in grado di battere una destra affaristica e dai rapporti opachi con i poteri criminali e diretta in maniera esplicita da uomini come Nicola Cosentino». Di qui, l’endorsement al sindaco di Salerno: «Con la candidatura di De Luca – continuano – la partita è aperta, e sulla base di un programma condiviso si possono gettare le basi per un governo di cambiamento alla Regione Campania, in grado di rispondere alle novità che la chiusura di un ciclo politico richiede. Lavoriamo per l’unità della coalizione di centro sinistra – concludono – possiamo e dobbiamo dare un grande contributo». Sullo sfondo, c’è anche la possibilità che Corrado Gabriele, potente assessore regionale Prc, fondi una lista tutta sua, Campania Solidale.IN ITALIA DEI VALORI dopo l’epica giornata congressuale di sabato che ha dato il semaforo verde (nonostante il no di Luigi De Magistris) al sostegno dell’anti-Bassolino per eccellenza, ora il segretario campano Idv, Nello Formisano, già rivendica il peso specifico del suo partito in coalizione: «Con la candidatura di De Luca in Campania, l’Idv conferma l’opzione per un’intesa strategica con il Pd – dice – e quindi la volontà di costruire un’alternativa di governo e non soltanto di opposizione. Le nostre proposte sia nella coalizione, sia nelle istituzioni, saranno proposte di governo alternative al governo della destre». Le tensioni però ci sono ancora, se l’ex pm di Catanzaro, outsider di Antonio Di Pietro nella leadership del partito, punzecchia: «Si vede che c’era già l’accordo su De Luca…». Questa settimana, tuttavia, occhi puntati su Antonio Bassolino. Cosa farà ‘o governatore spodestato? Reagirà con ulteriori spallate e fuoco amico contro De Luca, oppure accetterà la decisione del partito, benedetta già da Pierluigi Bersani? Con i suoi per ora don Antonio è sibillino. La parola d’ordine è declinata al futuro: «vedremo». Ma di tempo ormai per sfoderare assi dalla manica ce n’è poco, troppo poco.

sabato 6 febbraio 2010

VERSO LE REGIONALI/ Accordo Udc - Pdl è cosa fatta...Caserta permettendo!

De Mita boccia De Luca “Uno sceriffo guappo in un Pd ove c'è la guerra per bande”
Ci sarà un posto vuoto stamattina alla Stazione marittima. Nonostante i grandi sforzi di Caldoro, l´Udc ancora non siede ufficialmente al tavolo del centrodestra. Il caso Caserta fa ancora da ostacolo alla firma, Nicola Cosentino continua a opporsi alla candidatura di Domenico Zinzi alla Provincia. Sicché l´attesa continua, e c´è chi teme che si debba addirittura arrivare fino alla fine della prossima settimana. Intanto ieri l´Udc napoletana ha riunito la sua assemblea, e il più deciso è stato proprio Ciriaco De Mita. Il leader di Nusco ha ritracciato la critica al bipolarismo e ribadito che l´Udc è estranea a questi poli. Ma è stato durissimo con Enzo De Luca: «Affidarsi allo sceriffo non è la soluzione dei problemi, lo sceriffo guappo è la risposta della disperazione». Giudizio sulla persona, ma che deriva da uno sull´intero campo politico: «Bipolarismo? Basterebbe constatare che uno dei due poli non c´è proprio più». Il riferimento è proprio al Pd, dove «ormai ci sono solo guerre per bande». Beninteso, «non è che di là si stia molto meglio, non abbiamo certo davanti una contesa fra Oxford e Cambridge». Ma in conclusione «operiamo le scelte più funzionali alla contestazione del sistema o almeno al ristabilimento di una cultura di coalizione».Insomma, assodato che non si tratta di scegliere fra i poli, De Mita ha ormai constatato che da una parte c´è il vuoto, dall´altra una possibilità di dialogo, soprattutto sulla modifica delle condizioni di esercizio del potere, suo pallino. È quello che Caldoro gli ha già concesso, inserendo nel programma l´idea del riequilibrio di poteri fra consiglio e giunta. Dunque, se l´accordo ancora non è ufficiale, De Mita ha già fatto le pesate sulla sua bilancia. E il partito si è così intrattenuto ieri soprattutto sulla nuova organizzazione interna e sulla composizione della lista per le regionali, complicata dall´arrivo delle nuove componenti che accelerano la transizione dall´Udc verso la Costituente di centro. Ecco così che il commissario Ciro Alfano ieri ha ceduto il passo a un coordinamento a quattro: ne fanno parte lo stesso Alfano (componente casiniana storica), Pasquale Sommese (neo arrivo dei liberaldemocratici ex diniani), Nello Palumbo (popolari demitiani) e il professor Antonio Palma, ormai mente accademica del partito.Un partito che cresce. Al punto, come riferito dallo stesso Alfano, di aver suscitato anche le attenzioni del cardinale Crescenzio Sepe: «Mi ha telefonato, mi ha spiegato che sono interessati a dare una indicazione». Alle spalle dell´Udc va però in scena una rissa fra Pd e Pdl. La accende il segretario regionale Pd Enzo Amendola, attaccando Caldoro proprio sul nodo Udc: «Ancora non si riesce a capire cos´è che frena l´accordo Pdl-Udc in Campania. È una questione programmatica o di poltrone?». Compatta la contraerea da Pdl e alleati. Maurizio Iapicca: «Grottesche affermazioni». Ernesto Caccavale: «Frasi senza ritegno». Paolo Romano: «Amendola non conosce la storiella del ciuccio che chiama “orecchie lunghe” il cavallo». Gennaro Salvatore: «Amendola non può parlare. La logica delle lottizzazioni e delle spartizioni sono nel dna del Pd». Fabio Benincasa, ex Pd: «Enzo dovrebbe prestare attenzione all´insegnamento evangelico: «Chi non ha peccato scagli la prima pietra». Contrattacco dal Pd. Stefano Graziano: «Gli uomini del Pdl sono nervosi». Maria Fortuna Incostante: «Invece di attaccare Amendola, dovrebbero spiegare come e perché sono stati sottratti milioni di euro destinati allo sviluppo del Mezzogiorno». Infine Massimiliano Manfredi: «Colgo un certo nervosismo nel Pdl circa l´accordo con l´Udc. Caldoro dice che si farà e non ci sarà trattativa di posti in giunta, poi da Roma arrivano boatos di un accordo per la provincia di Caserta all´Udc. Non vorrei che in realtà il centro del partito abbia scaricato Cosentino e qualcuno, Caldoro in primis, si sia dimenticato di comunicarglielo».

venerdì 5 febbraio 2010

Ecco il Mpa provinciale: portavoce Paolo Santulli. Dentro Franco Mercurio, Santorelli, alter ego di Nando Bosco, e Raffaele Ceceri

Oggi pomeriggio inaugurata la sede provinciale del partito di Raffaele Lombardo. Presenti anche Ronghi e Pomicino
Oggi pomeriggio nel corso di una conferenza stampa è stata inaugurata sul corso Trieste la sede provinciale del partito Mpa. Sono intervenuti nel corso del dibattuto Anthony Acconcia, ex sindaco di Capodrise ed ex direttore generale della Provincia; Paolo Santulli, Salvatore Ronghi, Paolo Cirino Pomicino e Riccardo Villari. Questo l'organigramma di Mpa: portavoce l'ex onorevole Paolo Santulli, l'ufficio politico è composto così: Anthony Acconcia, Paolo Santulli, Giuseppe Scialla (nella foto). Il coordinamento: Giuseppe Guida, Nicola Cuomo, Mimmo Di Cresce (ex sindaco di Caserta), Franco Mercurio, ex consigliere provinciale di Forza Italia di Villa Literno, Gino Gentile, figlio dell'ex assessore provinciale dell prima giunta Ventre, Enzo Santorelli di Caaspulla, storico braccio destro del sindaco ed ex assesore della giunta dell'esule di Tuoro, Nando Bosco, Maria Belfiore, Nicola Melillo, Luigi Chirico, Raffaele Ceceri (padre di Chicco Ceceri), Vittoria Cristiano, Oreste Cataldo, Valerio Ferrara, Saverio Zito, Carmine Stornelli, Giuseppe Mattiello e Giuseppe Aiello.

Di Pietro pensa a fusione con il Pd. Idv a congresso, sfida con De Magistris

«Obiettivo dell'Idv andare oltre il 10%». L'ombra dei dossier sulla riunione. Belisario: destra italiana come gas nervino
Antonio di Pietro pensa a una fusione con il Pd e annuncia: l'obiettivo dell'Idv per le prossime politiche sono le "due cifre", cioè andare oltre il 10%. Intanto al primo congresso dell'Idv va in scena anche la sfida indiretta del leader con Luigi De Magistris. Nessun dualismo, nessuna divisione, chiariscono i due interessati. Anche se la sfida si percepisce nelle parole dell'europarlamentare campano che, pur non essendosi candidato, scalda la platea dei 3.600 delegati indicando una linea che non è esattamente combaciante con quella dell'attuale presidente. In diversi passaggi del suo intervento, infatti, De Magistris rivendica la sua posizione un pò «più a sinistra» di quella dell'attuale gruppo dirigente; attacca l'Udc al quale il Pd «fa troppo la corte» quando il massimo ci si può fare un «laboratorio per i cannoli» e non per un nuovo centrosinistra e rivendica per il suo partito un ruolo di «baricentro» delle forze del centrosinistra. De Magistris sottolinea di sostenere la mozione di Di Pietro ma parla anche della necessità di «fare squadra» rivendicando per se il ruolo di chi, essendo da poco entrato il politica e avendo anche «vent'anni di meno» rispetto a Di Pietro, può rappresentare una «linfa» per l'Idv. La stessa linfa che proviene dalla base e anche da chi dissente con la linea del "capo". «Non reprimiamo il dissenso interno», è il suo appello. La sfida è «sui contenuti». È chiaro da subito, dunque, che Di Pietro non deve temere tanto Francesco Barbato, candidato di bandiera, nonostante abbia il sostegno della mozione della "base", ma che nel suo intervento loda l'ex pm e lo candida addirittura a premier per le politiche del 2013.«Il giorno in cui si potrà arrivare a una fusione tra Idv e Pd sarà per me molto importante», ha detto il leader dell'Idv nel corso di una conferenza stampa a margine dei lavori del congresso del partito. «L'Idv - ha spiegato l'ex pm - si propone come alternativa di governo e intende realizzare un asse stabile e paritario con il Pd. Quella con i democratici è una alleanza che deve essere rafforzata» perché «Idv e Pd da soli non bastano: c'è un mondo vasto che dobbiamo riconquistare, da internet, alla piazza, alle piccole e medie imprese e al popolo del Nord».Sono comunque L'ombra di Tangentopoli e i «dossier» su Di Pietro a monopolizzare il primo congresso dell'Idv. Il partito si riunisce per la prima volta ma l'attenzione è tutta per la «campagna contro Mani Pulite» e contro l'ex pm del pool di Milano. Il riferimento è alla pubblicazione di alcune foto che ritraggono Di Pietro in compagnia dell'ex funzionario del Sisde, Bruno Contrada, in una cena del 1992 e all'articolo del Corriere della Sera su un viaggio compiuto ad inizio 2000 negli Usa con il suo ex amico e ora principale "'accusatore" Mario Di Domenico. Articoli per i quali Di Pietro ha annunciato querela.«Attaccano me per far passare il lodo Alfano costituzionale», ha sostenuto l'ex pm. «Siccome c'è la necessità di fare una legge costituzionale e non hanno la maggioranza necessaria per l'approvazione in Parlamento perché c'è una alleanza tra Idv e Pd - ha fatto osservare - devono discreditare l'inchiesta Mani pulite».La sfida tra Di Pietro e De Magistris si concretizza anche nella scelta che l'Idv ovrà fare subito per le alleanze alle regionali in Campania. Il leader chiama il congresso ad esprimersi perché ci sia una «assunzione di responsabilità collettiva». Le ipotesi in campo, sottolinea Di Pietro sono tre: andare da soli; appoggiare il candidato del Pd Vincenzo De Luca; oppure dargli un "appoggio condizionato", con una serie di "paletti", che vanno dalle dimissioni in caso di sentenze nei suoi confronti a un rinnovo della classe dirigente in regione. Mentre De Luca si dice d'accordo con la decisione di Di Pietro, De Magistris fa sapere che non lo sosterrebbe e si dice indisponibile a candidarsi. Il confronto è dunque aperto non solo sulla collocazione del partito («non credo - scandisce De Magistris - in una nostra ricollocazione al centro») ma anche sul rapporto con i movimenti e il popolo della rete. «Dobbiamo creare un patto con il popolo dei movimenti», chiede Magistris al partito. Una parte dell'Idv è con lui ma, sentendo anche le opinioni dei delegati, quello che emerge è che i tempi non sono ancora abbastanza maturi per una sua discesa in campo e al momento è meglio affidarsi ancora a una guida forte come quella rappresentata da Di Pietro in questi anni.«La destra italiana oggi è come il gas nervino che addormenta la gente con l'informazione a pagamento e la uccide lentamente», ha detto il presidente dei senatori dell'Idv, Felice Belisario, in un passaggio del suo intervento al congresso. Belisario ha poi salutato Di Pietro: «Caro amico Antonio, oggi cominciamo un'altra sfida, siamo qui a celebrare il nostro primo congresso, è un obiettivo al quale qualcuno non credeva ma ci siamo e siamo qui a dimostrare come si costruisce dal basso un partito perché diventi una forza di alternativa».

giovedì 4 febbraio 2010

Sondaggio del Corriere del Mezzogiorno sui candidati Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca

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VERSO LE PROVINCIALI/ Tanti cespugli - quattordici - e due grossi partiti in campo

La situazione per le elezioni Provinciali allo stato attuale è un vero e proprio "Papello" nel tutti contro tutti, anche politici dello stesso schieramento! I' che bellezzaaaaa!di Giovanni De Stasio
Mentre sono ancora in via di definizione le candidature per la presidenza della Provincia, è già quasi ultimata la platea dei soggetti politici che correranno per la competizione elettorale provinciale del 28 marzo. Accanto ai due colossi del Pdl e del Pd, le cui forze, secondo i sondaggi, rasentano il 70 per cento dei consensi (cosa che confermerebbe la buona salute del bipolarismo), pullulano le formazioni dei cosiddetti cespugli i cui recenti posizionamenti stravolgerebbero in parte lo scenario politico di Terra di Lavoro.
Per cui i risultati elettorali prossim potrebbero confermare o cambiare in modo impercettibile l’attuale geografia politica casertana. Cespugli che possono raggranellare un 30 per cento? Intanto vediamo chi sono. Eccoli: 1) Udc; 2) Italia dei Valori; 3) Udeur; 4) Mpa; 5) Psi; 6) Sinistra Ecologia e Libertà; 7) Vera Dc; 8) Verdi; 9) Prc-Pdc; 10) Api; 11) La Destra; 12) Popolari di Giovanardi; 13) “Speranza provinciale”; 14 “Noi Sud”.. Come si vede ben 14 piccoli partiti che fanno da corona ai due grandi partiti. Ma vediamo la loro identità ed i loro leaders. L’Udc è già una forza collaudata che è rappresentata da un deputato (Domenico Zinzi) ed er anche rappresentata da un consigliere regionale (Nicola Caputo) che poi è trasmigrato in un primo momento nell’Udeur ed infine nel Pd. L’Italia dei Valori è anch’essa rappresentata da un deputato (Americo Porfidia), anche sindaco di Recale. Ha le potenzialità per far scattare per la prima volta un seggio al Consiglio regionale. L’Udeur è rappresentata da un consigliere regionale (Nicola Ferraro). Ad un certo punto, per i cambi di casacca, aveva la maggiore rappresentanza regionale con le adesioni di Angelo Brancaccio (il più votato in provincia di Caserta, nella lista dei Ds) e di Nicola Caputo (poi passato al Pd). La tangentopoli casertana azzerò quasi il partito, ma ora si ripresenta sulla scena politico-elettorale. Il Psi, ex Sdi, è rappresentato dal consigliere regionale Gennaro Oliviero. In un primo momento era confluito nel nuovo soggetto politico Sinistra e Libertà, ma di recente, con una precisa deliberazione del comitato regionale del partito, ha deciso di partecipare all’agone elettorale da solo. L’Mpa (Movimento per le autonomie) del governatore Raffaele Lombardo, dopo la nomina a commissario regionale del deputato Riccardo Villari (eletto nella Margherita e confluito nel Pd), ha perduto una discreta dote casertana). E’ in via di riorganizzazione sul territorio provinciale. Coloro che hanno abbandonato l’Mpa (il sottosegretario agli Esteri Enzo Scotti, i due parlamentari Antonio Milo e Arturo Iannaccone, nonché il sindaco di Succivo Franco Papa ed altri) hanno costituito il nuovo soggetto politico “Noi Sud”. Sinistra Ecologia e Libertà che, come abbiamo detto prima ha perso per strada il Psi, è composta da ex Ds, ex Vendoliani ed ex Verdi). I suoi leaders Giuseppe Di Gregorio, ex segretario provinciale di Sinistra Democratica e dall’ex segretario provinciale dei Verdi Enzo Falco. La “Vera Dc” che prenderà una nuova denominazione è il risultato della fusione di queste tre formazioni: Alleanza di Centro (Mimmo Bove), Dc (Pasquale Morcone) e Adc (Pionati-Pizza-Prandini). I Verdi del vecchio segretario Raffaele Aveta, presidente dell’ente parco di Roccamonfina. Non hanno partecipato ad alcun interpartitico del centrosinistra casertano. Il Prc-Pdci (Rifondazione Comunista e Partito Comunista Italiano) è un vecchio soggetto politico che fino a qualche tempo fa aveva anche una rappresentanza parlamentare Giacomo De Angelis. Con le ultime elezioni politiche è stato cancellato dal panorama parlamentare. Nuova entry l’Api (Alleanza per l’Italia) nata dalla fuouriuscita di Francesco Rutelli (ex segretario della Margherita) dal Pd e che ha il suo leader in Pierino Squeglia (ex deputato della Margherita e segretario provinciale della stessa). Poi la Destra anch’essa sempre presente con Antonio Manzella. Poi ancora i Popolari e Liberali di Giovanardi pilotati in provincia di Caserta dall’ex consigliere provinciale Liberali Gerardo Trombetta. Infine, una formazione tuttaautonoma casertana “Speranza provinciale”, concepita dall’ex parlamentare dell’Ulivo Sergio Tanzarella, e che avrà come candidato alla presidenza della Provincia Giuseppe Vozza, ex sindaco di Casagiove ed animatore degli scaut di Caserta. Sono posizionati nello schieramento di centrodestra: Udc, Udeur, Mpa, “Noi Sud, Vera Dc, La Destra, Popolari e Liberali; invece, nel centrosinistra: Idv, Psi, Sinistra Ecologia e Libertà, Verdi, Prc-Pdci e Api. In solitudine “Speranza provinciale”., Intanto, il sottosegretario Scotti, che può considerarsi casertano a tutti gli effetti perle sue frequentazioni, presenterà quanto prima proprio a Caserta il suo libro “L’Italia corta”. Come si sa Scotti, ex vice segreatrio nazionale della Democrazia Cristiana e più volte ministro, è stato di recente espulso dall’Mpa. Però ha fondato subito un nuovo partito “Noi Sud” di cui è diventato presidente. Ma egli è anche segretario generale del comitato dei ministri per il Mezzogiorno. Nel suo libro ripercorre tutte le tappe della cosiddetta”questione Meridionale”. Egli bacchetta la classe dirigente incapace di “comprendere le grandi potenzialità del Sud”. Negli anni ’50, sottolinea l’autore, anche per l’impulso del nuovo Meridionalismo, si era imboccata la strada giusta. Ma il cambiamento degli equilibri del mondo, alla metà degli anni ’70, ha di fatto bloccato lo sviluppo del Sud, concorrendo alla sua involuzione e marginalizzazione della politica nazionale.. “C’è bisogno – per Scotti – di unificare il Paese e di trasformare il Sud da problema in risorsa. Così scorge un ruolo strategicodel Mezzogiorno quale ponte per l’integrazione dell’Europa nel Mediterraneo,e per questo è nell’interesse dell’Italia investire risorse ed uomini del Sud”. Intanto, questi i risultati del sondaggio Crespi Ricerche: 1) Pdl 40,5%; 2) Pd 22,0%; 3) Udc 10,0%; 4) Idv 8,5%; 5) Udeur 3,O%; 6) Sinistra e Libertà 3,0%; 7) Mpa 2,5%; 8) Prc-Pdci 2,5%; 9) La Destra 1,8%; 10) Lista Pannella 1,8%; 11) Partito Socialista 0,8%; 12) Verdi 0,8%; 13) Api 0,3%.

mercoledì 3 febbraio 2010

VERSO LE PROVINCIALI/ Domani giornata decisiva per le candidature.

Mancano 25 giorni dalla presentazione delle liste e i due schieramenti sono ancora in alto mare
Domani giornata campale e decisiva per la candidatura alla presidenza della Provincia che è assurto a “caso nazionale” sia per il centrodestra che per il centrosinistra. Non a caso tutti i riflettori politici nazionali sono puntati sulla Provincia di Caserta che, tra l’altro, è l’unica Provincia della Campania ad andare alle urne per il rinnovo del proprio “Parlamentino”. Insomma, a quasi 25 giorni dal termine della presentazione delle liste, ambedue gli schieramenti sono senza candidato alla presidenza della Provincia.
Oggi si procederà alle nomination? Dire di sì si fa solo esercizio di ottimismo puro, non certamente della ragione. Perché come stanno realmente le cose non si può assolutamente preventivare una “fumata bianca”. Dire, invece, che oggi sono programmate riunioni ed incontri per cercare di dipanare la matassa, questo è vero. Il centrodestra deciderà i suoi destini a Roma, il centrosinistra a Caserta. Dall’ entourage dell’Udc ci dicono che il “caso Caserta” è stato avocato a loro dai massimi vertici nazionali, ossia da Casini e Cesa. Ed oggi s’incontreranno con il presidente regionale della Costituente di centro Ciriaco De Mita, con il commissario regionale dell’Udc Domenico Zinzi, e con il coordinatore regionale del Pdl Nicola Cosentino e del suo vice Mario Landolfi. Dovranno sciogliere il “nodo Caserta”. A livello regionale l’intesa, che privilegia il riequilibrio dei poteri tra Giunta e Consiglio regionale, è stato raggiunto già da qualche tempo. E’ la solita Caserta a creare problemi. Il pomo della discordia: la nomination a presidente della Provincia. La rivendicano sia il Pdl che l’Udc. La candidatura di Zinzi rimane in campo dal momento che la candidatura scaturisce da un accordo siglato nella primavera scorsa per il quale “è stato il Pdl – sempre secondo i responsabili provinciali dell’Udc – ad assegnare la candidatura a presidente della Provincia di Caserta ad un’espressione autorevole dell’Udc. Quindi, Zinzi è stato candidato e non si è proposto candidato”. Pertanto, rimane in campo in attesa della definizione completa sia regionale che provinciale dell’intera vicenda. E’ evidente a questo punto che se non si definisce la vicenda della presidenza della Provincia, non si definirà nemmeno la vicenda della Regione Campania. E l’Udc si riterrà – questo l’orientamento dell’Udc – libero del fare cose diverse” Intanto, ancora una volta il coordinatore provinciale del Pdl Pasquale Giuliano tiene a precisare che ha detto ancora una volta no ad una sua eventuale candidatura alla presidenza della Provincia. “Hic manebimus optimei “ continua a dire Giuliano che, tradooto, significa che non vuole assolutamente lasciare Roma, il Parlamento. Ma se Atene piange, Sparta non ride. Anche, nel Pd candidato disperatamente cercasi La situazione è veramente critica dal momento che sono miseramente fallite ambedue le opzioni sperimentate: quella interna e quella esterna. Opzione interna: nessuno dei candidati interni (il consigliere regionale Giuseppe Stellato, l’ex parlamentare Lorenzo Diana, il segretario provinciale Enzo Iodice) riesce a fare sintesi. Nemmeno la candidatura del nuovo responsabile provinciale dell’Api (Rutelli) Pierino Squeglia (ex segretario provinciale e deputato della Margherita) ha avuta migliore fortuna. E che dire dell’esterno-esterno? Anche questa opzione è fallita. Lo dimostrano i falliti tentativi esperiti per candidare i magistrati. Il segretario provinciale Enzo Iodice sottolinea che nessuno vuole rischiare il sicuro per l’insicuro. Allora, oggi all’interpartitico (Pd, Italia dei Valori, I Socialisti, Sinistra e Libertà, Pr-Pdci e Api) cosa si dovrà fare? Continuare a dire che “ci vuole una figura autorevole della società civile” ? Forse se il centrosinistra fosse supportato da un sondaggio favorevole, forse qualcuno di medio-alto calibro si troverebbe pure. Alla fine potrebbe rimanere la sola soluzione istituzionale. A questo punto o candidi il segretario provinciale del maggiore partito della coalizione (Enzo Iodice) o uno dei due deputati (Pina Picierno o Stefano Graziano). Tutto fa preventivare che anche da questa ennesima riunione di interpartitico uscirà un’altra fumata nera?. Ma forse ha ragione l’incallito (politicamente) Felice Del Monaco che pronostica che il candidato alla presidenza della Provincia il centrosinistra lo sceglierà all’ultimo minuto utile”.
Giovanni De Stasio

martedì 2 febbraio 2010

VERSO LE REGIONALI/ Lettieri: «Il sindaco di Salerno è un ottimo candidato e prenderà voti pure a destra»

Incredibile assist al sindaco di Salerno da parte di Gianni Lettieri presidente di Confindustria che fino a qualche settimana fa era un papabile del Pdl alla candidatura a Governatore: «Enzo De Luca è un ottimo candidato governatore perché ha ben amministrato Salerno, ha grande capacità di spesa e perché rappresenterebbe sicuramente la discontinuità rispetto a una stagione politica che in molti hanno giudicato fallimentare».
Gianni Lettieri, presidente di Confindustria Napoli, quando ancora il suo nome circolava tra i possibili alfieri del centrodestra, aveva indicato (in un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno) proprio in De Luca il miglior nome possibile per il centrosinistra.
Partiamo proprio da lei, Lettieri. Dopo che Berlusconi— un anno emezzo fa— le propose pubblicamente di scendere in politica è entrato in un vero e proprio vortice di indiscrezioni, terminato appena qualche giorno fa (quando è stata ufficializzata la candidatura di Stefano Caldoro). Ora, però, sta cominciando a circolare un’altra voce: potrebbe scendere in campo, l’anno prossimo, per il Comune di Napoli… «Lo escludo in maniera categorica. Continuo a fare il mio lavoro, l’argomento non mi interessa. Naturalmente mi stanno a cuore, eccome, le sorti di città e regione. Ma me ne occuperò continuando a svolgere il mio ruolo».
Gianni Punzo, qualche giorno fa ha auspicato in un’intervista su «Il Mattino» equidistanza dell’associazione che lei guida rispetto alla competizione elettorale. Che dice? «Ritengo sia Stefano Caldoro che Enzo De Luca due ottimi candidati. L’Unione degli industriali, come sempre, resterà equidistante rispetto alla contesa. E organizzerà un confronto pubblico tra i due candidati, ammesso che la partita resterà tra questi due nomi, perché vedo ancora qualche incertezza».
Cosa vi aspettate dai candidati? «Come industriali ci auguriamo che gli schieramenti e i candidati in campo sappiano animare un confronto elettorale basato sui contenuti e su chiare, per quanto alternative o diverse, visioni del futuro. Ci sono problemi enormi da affrontare, nodi importanti da sciogliere, e qui si continua a discutere e litigare sul niente. Ci vorrebbe maggiore senso di responsabilità nell’interesse del territorio ed evitare lotte che generano confusione tra la gente e tolgono tempo per pensare alle cose da fare. Questo è il tema: le cose da fare. Non possiamo aspettare, ce lo impone il quadro economico. Assistiamo a una lieve ripresa, ma siamo ancora lontani dai livelli di attività precedenti la crisi e il Sud stenta a svoltare».
Sì, ma cosa chiedete ai candidati? «La nostra regione ha bisogno di risposte concrete in materia di politiche per lo sviluppo, infrastrutture, energia, riqualificazione della spesa pubblica, riforme amministrative, qualità della formazione, riassetto dei servizi e delle prestazioni socio sanitarie. Il nostro territorio deve essere reso competitivo e attrattivo per gli investimenti. Occorre innovare e aumentare i servizi per le imprese, dalla banda larga alle ‘‘reti’’, e alle filiere di impresa. Bisogna puntare sulla semplificazione amministrativa, contrastare il degrado urbano, migliorare la funzionalità delle istituzioni anche attraverso un loro più stretto coordinamento. Queste sono le proposte che stanno a cuore agli imprenditori».
Torniamo a De Luca. Pensa che l’aspetto giudiziario possa pesare? «Senza entrare nel dettaglio, non è un mistero che siamo entrambi chiamati in dibattimento. Nel medesimo dibattimento. Ma per me come per lui vi assicuro che siamo di fronte al nulla. Detto questo, abbiamo piena fiducia nei magistrati: vedrete, il processo stesso chiarirà ogni cosa. Siamo persone perbene e invito coloro che commentano quest’aspetto, e ne leggo davvero di tutti i colori, a dare uno sguardo molto attento agli incartamenti giudiziari».
Secondo lei il sindaco di Salerno ha chance di vittoria alle Regionali? «Credo che potrebbe averne, e lo dico perché penso che riuscirà a racimolare consensi anche a destra. E penso allo stesso modo che nel centrosinistra servirebbe maggiore senso di responsabilità e unità rispetto alle reali esigenze del territorio. In sostanza, stanno facendo quello che nell’altro polo facevano fino a qualche tempo fa, allorché perdevano puntualmente le elezioni».
E dunque? «Basta scontri e tatticismi sui nomi, è l’ora di mettere in campo programmi e soluzioni».
Che pensa della vicenda politica di Ennio Cascetta, della sua amarezza? «Ennio Cascetta ha lavorato bene come tecnico. Per il resto non conosco a fondo la vicenda politica per commentare le sue amarezze».
Ma lei, Lettieri, un paio d’anni fa non aveva lanciato l’idea del «governo dei migliori»? «Ribadisco: De Luca e Caldoro sono due ottimi candidati ma il mio auspicio, ora, visto che il governo dei migliori (una sorta di esecutivo di salute pubblica che mettesse insieme le migliori esperienze di centrodestra e centrosinistra) non ha più possibilità di essere, è che si possa fare un governo delle competenze, diciamo di transizione, per riposizionare la Campania e metterla in condizioni europee, al pari delle regioni del Nord. La Campania, infatti, deve poter fare da traino a tutto il Mezzogiorno. Per operare la svolta occorre fare ricorso a competenze puntuali, al background personale più che guardare all’appartenenza agli schieramenti, specie nei settori strategici indicati, che costituiscono la chiave per la crescita delle nostre aree».

lunedì 1 febbraio 2010

Caldoro sfida De Luca “Non ho padroni o padrini”. De Luca: "Non accostatemi a Cosentino"

Il candidato del centro destra Stefano Caldoro attacca però anche i giustizialisti del Pdl: "sbagliano!"

«I giustizialisti sbagliano ad attaccare Vincenzo De Luca. Io sono un garantista, ho rispetto per la sua candidatura. Un uomo si giudica politicamente e sono pronto a un match, a un confronto, ma lui sappia che non ho padroni o padrini. Sappia che non sono un tesserato di Forza Italia. Ho un´altra storia». Il candidato del centrodestra alla guida della Campania, Stefano Caldoro, va controcorrente. In una domenica trascorsa in gran parte nelle tv regionali difende De Luca ma anche il sottosegretario Nicola Cosentino e l´ex sindaco Pdl di Pagani, Alberico Gambino, condannato per peculato e ora consulente alla Provincia di Salerno. Non si unisce e anzi punta il dito contro il coro di chi, in tanti nel Pdl a livello nazionale, sventolano le vicende giudiziarie del rivale designato dal Pd. Caldoro attacca i giustizialisti ma allo stesso tempo risponde ai messaggi lanciati sabato sera nei suoi confronti quando De Luca ha detto: «Io non ho padroni o padrini, potentati economici e neanche altro. Sono un uomo libero».
«Sono solidale con De Luca – spiega Caldoro in un´intervista a Telecolore Salerno – perché l´attacco dei giustizialisti è da respingere nel momento in cui dicono che lui è impresentabile. Si giudica politicamente un uomo e in ogni caso non si usa il termine impresentabile. Da garantista non posso accettare che si scenda a uno scontro in questa maniera. Il confronto tra me e lui ci sarà e sarà corretto, un confronto sulle cose concrete. Non ho problemi a misurarmi con De Luca dal vivo sui nostri programmi. Anche subito. Io ho rispetto per la candidatura di De Luca ma lui sappia che non ho la tessera di Forza Italia. Che mi riconosco nella leadership di Silvio Berlusconi, certo, ma che non ho padroni e che ho una mia storia. Nel ‘92 a preferenza unica presi il doppio dei voti di Bassolino per la Camera dei deputati. Io non cambio strategia. Niente litigi, niente scontri. Non ho padroni potenti e non sto trattando gli assessorati con l´Udc per arrivare a un accordo». Caldoro controcorrente rispetto ai suoi che a livello nazionale, mentre lui parlava nelle tv regionali, avevano scelto un´altra tattica. A cominciare da Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato: «La sinistra, dopo aver imbastito campagne di odio nei confronti del centrodestra, in Campania mette in campo il pluri-indagato De Luca. La sinistra si conferma ancora una volta ipocrita. Per i loro esponenti tutto è consentito». Per proseguire con il deputato siciliano Fabio Granata: «Noi abbiamo evitato una candidatura alla presidenza di una regione importantissima ma problematica di un parlamentare indagato. Il Pd, invece, candida un pluri-rinviato a giudizio». Caldoro, invece, frena. Un messaggio ai leader nazionali dei due schieramenti ma anche ad alleati e sostenitori perché nelle liste a suo sostegno rischia di ritrovarsi non solo veline o ex veline ma anche indagati, inquisiti e addirittura condannati a cominciare dal caso dell´ex sindaco di Pagani, Alberico Gambino, che ha una sentenza di primo grado per peculato, condannato perché ha usato per proprie spese la carta di credito del Comune e che potrebbe ritrovarsi nel nuovo consiglio regionale. «Sulla candidatura di Gambino deciderà il partito» risponde Caldoro che difende anche Cosentino: «Ha fatto un passo indietro dimostrando grandissima responsabilità». Segnali di rispetto nei confronti di Vincenzo De Luca sono poi arrivati anche da Gianfranco Rotondi, il ministro che più ha sponsorizzato la candidatura Caldoro all´interno del centrodestra per la guida della Regione: «Il Pdl si gioca la propria reputazione in Campania. La scelta di Caldoro è di altissima qualità così come quella del centrosinistra con Vincenzo De Luca. Sarà una bella battaglia politica che noi possiamo vincere».
Vincenzo De Luca replica a quanti ribadiscono il loro no nella corsa per le Regionali. Il candidato Pd: "parlo prima ai cittadini poi agli alleati!"
Vincenzo De Luca, la sua prima domenica da candidato segna l´inizio delle ostilità. Sia Vendola che Di Pietro ribadiscono la netta contrarietà al suo nome. E lasciano intendere che per colpa di questa forzatura si consegnerà la Campania al centrodestra.
Come spera di convincerli? «Ho una premessa: io voglio parlare con i cittadini, innanzitutto, e prepararmi ad affrontare i problemi di fondo che sono drammatici. Quanto a Vendola e Di Pietro, ho in animo di ragionare in maniera seria e responsabile: ma con pari dignità e in un linguaggio di verità, non in politichese. A nessuno do patenti di moralizzatori o di maestri della solidarietà».
Vendola dice che il suo linguaggio e le sue politiche in tema di immigrazione creano «disagio e sofferenza» a sinistra. «A Vendola ricordo che siamo un Comune della solidarietà e dell´accoglienza. Con la comunità dei senegalesi, la più grande tra gli immigrati nel salernitano, abbiamo creato due mercati etnici e stiamo collaborando per i ricongiungimenti; com´è ovvio il Comune garantisce a sue spese la frequentazione delle scuole da parte dei tanti bambini. Ma siamo una comunità in cui tutti, a prescindere dalla nazionalità, devono rispettare le regole».
Vendola la indica come "sindaco padano".«Se "sindaco padano" significa che sono legato al territorio, che ascolto i cittadini e ne interpreto i bisogni, non la ritengo un´offesa, anzi. Se quel marchio sta per una politica che intacca l´unità e la dignità del Paese, mi ribello: non appartiene alla mia storia politica. Credo che l´Italia sia il gioiello che è, perché ha dentro Eduardo De Filippo e la Bocconi, la cultura di Napoli, la modernità di Milano, il Politecnico di Torino».
Il leader dell´Idv Di Pietro non è meno perentorio: ribadisce che lei non rappresenta la discontinuità e la esorta a «dedicare il tempo ai processi in corso». «L´Idv torna sui miei processi? Allora parliamone fino in fondo: stiamo discutendo di una vertenza di lavoro e di una variante urbanistica che mi è stata sollecitata, ben 12 anni fa, da un´organizzazione sindacale e dal prefetto di Salerno per dare la possibilità di un investimento sostitutivo a favore dei dipendenti dell´Ideal Standard. Quindi, lancio una sfida a un dibattito pubblico sui processi miei e dei sindaci che hanno il coraggio di decidere. E per essere chiaro, nel ribadire il mio rispetto e la fiducia nel lavoro dei magistrati, affermo che rifarei tutto quello che ho fatto. In questo caso, posso rappresentare le ragioni di quei tanti sindaci che, anziché fare gli inetti o i vigliacchi e restare al loro posto senza prendere decisioni, si assumono responsabilità».
Ciò detto, con Di Pietro difficilmente giungerete ad accordo.«Io mi auguro che prevalga la serietà politica. Un conto è la battaglia per la legalità che condivido, un´altra è la rozzezza umana. E chiedo che si rispettino le persone che, come me, hanno speso una vita nelle battaglie per la legalità e a fianco della povera gente».
Caldoro la sfida in un pubblico confronto, il capogruppo Pdl del Senato Maurizio Gasparri dice che lei è un pluri-inquisito rinviato a giudizio che si permette di parlare dei casalesi. «A Caldoro dico: e me lo chiede pure? Quando vuole e dove vuole. Quanto allo sfessatissimo Gasparri, non mi accosti a Cosentino. Io non ho mai speculato sulla sua inchiesta. Infine, a Gasparri, un ringraziamento e una bottiglia di champagne: quando parla sono 20 mila voti per me».
Ottavio Lucarelli e Conchita Sannino

VERSO LE REGIONALI/ Lontano l'accordo tra Pdl e Udc. Cosentino: "Se sarò condannato lascio la politica! Ma nessuno parla di De Luca e Bassolino..."

L’incontro all’hotel Mediterraneo tra Pdl e Udc per le elezioni regionali non ha sortito esiti incoraggianti.
L’incontro all’hotel Mediterraneo tra il candidato presidente del Pdl alla Regione, Stefano Caldoro, il coordinatore campano, Nicola Cosentino, il suo vice, Mario Landolfi, e per l’Udc, Mimì Zinzi e Ciriaco De Mita, non ha sortito esiti incoraggianti. «Si è deciso di rinviare», è stato scritto in un comunicato ufficiale, «la discussione sulle questioni amministrative locali a un prossimo incontro». Il vero ostacolo resta la candidatura alla presidenza della Provincia di Caserta che, in base all’accordo siglato in occasione delle elezioni provinciali del giugno 2008, fu stabilito dovesse essere assegnata all’Udc. Oggi, è il segretario regionale, Mimì Zinzi, a rivendicarla per sé: «Non ci sarà intesa per le regionali se non si manterrà fede a quell’accordo. Il Pdl vuole spostare la trattativa su due piani, separando quello regionale dalle elezioni alla Provincia di Caserta. Su questo, l’Udc non farà un passo indietro». La questione è stata affrontata anche nel corso della riunione svoltasi alla presenza del capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, con i parlamentari campani del Pdl, presso la sede regionale del partito. Un lungo confronto durante il quale sono stati analizzati sia i problemi legati alla conversione del decreto rifiuti, su cui i parlamentari campani hanno presentato una serie di emendamenti che mirano, come ha spiegato il coordinatore Cosentino, «a modificare al meglio l’idea di fondo», mentre Caldoro ha aggiunto che «la discussione è aperta per quanto attiene alla copertura finanziaria»; sia quelli relativi alle modalità di rilancio dell’economia regionale. Cosentino, che ha ricevuto la solidarietà di Cicchitto («è stato anche lui vittima di un’arma impropria che si aggira e complica la vita politica del nostro Paese»), ha poi commentato la pronuncia della Cassazione che ha ritenuto legittima la richiesta di arresto nei suoi confronti: «Sono pronto a lasciare la vita politica se dovessi essere ritenuto responsabile di qualcosa. La Cassazione», ha continuato, «è giudice di legittimità e non di merito e, pertanto, si è espressa sulla procedura. Ma è strano che non si accendano gli stessi riflettori su chi è stato il principale protagonista dello sfascio di questa regione. Mi chiedo», ha proseguito, «perché non si parla dei processi di Bassolino, di colui che ha speso migliaia e migliaia di miliardi, e si parla poco di De Luca che sembra essere uno di quelli che ha diversi problemi con la giustizia, problemi che noi gli auguriamo di superare, ma certamente non può essere lui ad alzare la mano contro gli altri».
Angelo Agrippa