mercoledì 10 febbraio 2010

VERSO LE REGIONALI/ Caldoro cerca di stemperare i toni, ed apre a De Luca...

Caldoro: "basta coi Casalesi. Così non si va avanti." Sul suo avversario: "per me è innocente fino a prova contraria!"
Stefano Caldoro sillaba lentamente la stessa frase per tre volte: «Mi di-spia-ce, mi dispia-ce, mi di-spia-ce». Quarantenne ma già con un passato socialista nella prima repubblica che rivendica con orgoglio, Caldoro è il candidato governatore del centrodestra in Campania. Al congresso dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro l’ha citato così: «Caldoro rectius Cosentino». Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno che corre per il centrosinistra, ha fatto il resto: «I campani devono scegliere tra me e il clan dei Casalesi». Chiaro riferimento alle vicende giudiziarie del presunto camorrista nonché sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino.

martedì 9 febbraio 2010

VERSO LE PROVINCIALI/ Diana spara a zero sul Pd, salva solo la Picierno

Il leader storico della sinistra, accolto con tutti gli onori nell'Idv di Antonio Di Pietro
intervista realizzata da Giovanni De Stasio
La sua adesione all’Italia dei Valori ha avuto un effetto mediatico straordinario di livello nazionale. E’ stato il segretario nazionale dell’Idv Antonio Di Pietro a dare il grande annuncio: l’adesione dell’icona della sinistra Lorenzo Diana, emblema dell’antimafia, al suo partito. Avrà un ruolo importante di caratura nazionale. E’ stato presentato al congresso nazionale dell’Idv applaudito da circa tremila delegati. Diana ci ha rilasciato una intervista a tutto campo in cui ha espresso tutto il suo livore verso un partito che non era più suo.
Onorevole Diana la sua scelta ha creato un vero e proprio terremoto nella sinistra nazionale e casertana. “Sono proprio i doveri e le responsabilità che mi derivano dall’essere una, per quanto modesta, rappresentanza della sinistra che si è battuta per la politica di alto profilo e per il miglioramento della società, per i valori ideali e per interessi generali dei cittadini, a spingermi a dare continuità alle nostre migliori battaglie e a chiedere alla politica di non scadere in un pantano. Quando ci si rende conto di avallare condotte sbagliate, bisogna reagire ed avere il coraggio di scelte che salvino il patrimonio della migliore politica”.
L’accusano di aver lasciato il Pd perché non aveva avuto la candidatura alla presidenza della Provincia. “In più interviste, anche a lei, rilasciate nell’ultimo mese ed in interventi nella direzione provinciale, tenutesi all’indomani delle dimissioni di Sandro De Franciscis, ho sempre sostenuto che bisognava mettere la candidatura a presidente della Provincia a disposizione degli alleati, a partire dall'Udc, per allargare la coalizione e poterla rendere vincente. Senza la qual cosa il centrosinistra avrebbe ben poche possibilità di competere col centrodestra e, quindi, il candidato-presidente sarebbe destinato a fare solo il consigliere provinciale. La qual cosa a me non suscita alcun interesse, dal momento che l’ho fatto per ben 16 anni, superando ben quattro volte l’esame degli elettori. So che possono esservi anche persone interessate a raggiungere un tale obiettivo senza dover essere elette, tramite il voto, in un collegio provinciale. Io consiglierei a qualcuno di provarci attraverso la candidatura in un collegio, piuttosto che attraverso la scorciatoia della candidatura a presidente. Ad ogni buon fine io mi sono dimesso prima che si decidesse sulla scelta del candidato-presidente. Infatti, ho lasciato il coordinamento provinciale con appena uno o due ipotesi di candidati, mentre dopo le mie dimissioni, sento parlare quasi di una decina di nomi su cui non si è ancora deciso nulla. Io avevo proposto di scegliere, con le primarie, il candidato eventualmente dovesse essere individuato nel Pd, come doveva essere fatto per la Regione. Ma, vidi un gruppetto di dirigenti contro le primarie, evidentemente nel timore che gli elettori democratici potessero scegliere diversamente dai loro accordi interni, diversamente dagli accordi interni di un ristretto gruppo degli apparati politici. Le primarie avrebbero contribuito a dare lancio e unità al Pd. Si sono fatte in tanti posti, perché non si potevano fare a Caserta?”.
Le vicende del consorzio idrico hanno inciso sulla sua determinazione? “Sì. Anche la vicenda del tentativo di privatizzazione del consorzio idrico ha confermato per l’ennesima volta un partito senza timone nel quale alcuni agiscono come un grumo grigio al di sopra della direzione politica del partito. Non si può avere un partito nazionale e regionale che attaccano Cosentino, mentre altri del Pd casertano si accordano con gli uomini dello stesso in un iciucio di privatizzazione che è contro legge. Il centrosinsitra non può più suicidarsi in una consociazione con il partito di Cosentino. Quando ho chiesto al coordinamento provinciale di prendere posizione contro il grave atto consumato al consorzio idrico, già superindebitato per cento milioni di euro, è seguito il silenzio di tutti, tranne dell’onorevole Pina Picierno. Un coordinamento politico serio avrebbe chiesto le dimissioni del consiglio di amministrazione del consorzio che aveva agito contro la direttiva politica della segreteria provinciale del Pd”.
Che ruolo avrà nell’Idv? “Il leader Di Pietro mi ha chiesto di impegnarmi con l'Idv. Vedremo nei prossimi giorni a quali livelli. Di fronte ad un partito che dava segni di mal sopportare la mia persona, quasi un rompiscatole, ho registrato, invece, la richiesta dell’Idv di avermi come una risorsa politica presentata personalmente da Di Pietro al congresso nazionale come un risultato fortemente positivo”.
Diana è stato segretario provinciale del Pci e capogruppo consiliare alla Provincia, parlamentare per tre legislature per conto del Pds e dei Ds, membro della direzione nazionale Ds, segretario della commissione parlamentare antimafia e responsabile nazionale Ds per la lotta alle mafie. Quindi, un curriculum di tutto rispetto. Non a caso Di Pietro, nel corso del congresso nazionale del partito, si è inchinato davanti a Diana ringraziandolo di aver fatto la scelta dell’Idv.

lunedì 8 febbraio 2010

VERSO LE REGIONALI/La sinistra spaccata su De Luca. Dal Prc napoletano sì al sindaco

E intanto tutti si chiedono: "Cosa farà ‘o governatore spodestato? Reagirà con ulteriori spallate e fuoco amico contro De Luca, oppure accetterà la decisione del partito, benedetta già da Pierluigi Bersani?" Con i suoi per ora don Antonio è sibillino. La parola d’ordine è declinata al futuro: «vedremo». Ma di tempo ormai per sfoderare assi dalla manica ce n’è poco, troppo poco.
Un Giano bifronte con una testa che pensa ad un candidato «alternativo» e un’altra testa che invece punta su chi già è in campo, guarda cioè a Vincenzo De Luca. Questa è la rappresentazione della sinistra nelle ultime ore: Rifondazione Comunista e Sinistra e Libertà sono spaccate sull’individuazione del candidato a presidente della Regione Campania.È RAFFAELE Carotenuto, capogruppo di Rifondazione Comunista al Comune di Napoli, uno dei punti di riferimento del Prc in città, a dire la sua con chiarezza, insieme a Salvatore Parisi e Ciro Borriello di Sinistra e Libertà. «L’esperienza di lavoro unitario condotto dalle forze della sinistra al Comune di Napoli – dicono i tre – ci induce a rivolgere in queste ore a tutta la sinistra un appello, per mettere al centro della propria riflessione la necessità di convergere insieme su un candidato in grado di battere una destra affaristica e dai rapporti opachi con i poteri criminali e diretta in maniera esplicita da uomini come Nicola Cosentino». Di qui, l’endorsement al sindaco di Salerno: «Con la candidatura di De Luca – continuano – la partita è aperta, e sulla base di un programma condiviso si possono gettare le basi per un governo di cambiamento alla Regione Campania, in grado di rispondere alle novità che la chiusura di un ciclo politico richiede. Lavoriamo per l’unità della coalizione di centro sinistra – concludono – possiamo e dobbiamo dare un grande contributo». Sullo sfondo, c’è anche la possibilità che Corrado Gabriele, potente assessore regionale Prc, fondi una lista tutta sua, Campania Solidale.IN ITALIA DEI VALORI dopo l’epica giornata congressuale di sabato che ha dato il semaforo verde (nonostante il no di Luigi De Magistris) al sostegno dell’anti-Bassolino per eccellenza, ora il segretario campano Idv, Nello Formisano, già rivendica il peso specifico del suo partito in coalizione: «Con la candidatura di De Luca in Campania, l’Idv conferma l’opzione per un’intesa strategica con il Pd – dice – e quindi la volontà di costruire un’alternativa di governo e non soltanto di opposizione. Le nostre proposte sia nella coalizione, sia nelle istituzioni, saranno proposte di governo alternative al governo della destre». Le tensioni però ci sono ancora, se l’ex pm di Catanzaro, outsider di Antonio Di Pietro nella leadership del partito, punzecchia: «Si vede che c’era già l’accordo su De Luca…». Questa settimana, tuttavia, occhi puntati su Antonio Bassolino. Cosa farà ‘o governatore spodestato? Reagirà con ulteriori spallate e fuoco amico contro De Luca, oppure accetterà la decisione del partito, benedetta già da Pierluigi Bersani? Con i suoi per ora don Antonio è sibillino. La parola d’ordine è declinata al futuro: «vedremo». Ma di tempo ormai per sfoderare assi dalla manica ce n’è poco, troppo poco.

sabato 6 febbraio 2010

VERSO LE REGIONALI/ Accordo Udc - Pdl è cosa fatta...Caserta permettendo!

De Mita boccia De Luca “Uno sceriffo guappo in un Pd ove c'è la guerra per bande”
Ci sarà un posto vuoto stamattina alla Stazione marittima. Nonostante i grandi sforzi di Caldoro, l´Udc ancora non siede ufficialmente al tavolo del centrodestra. Il caso Caserta fa ancora da ostacolo alla firma, Nicola Cosentino continua a opporsi alla candidatura di Domenico Zinzi alla Provincia. Sicché l´attesa continua, e c´è chi teme che si debba addirittura arrivare fino alla fine della prossima settimana. Intanto ieri l´Udc napoletana ha riunito la sua assemblea, e il più deciso è stato proprio Ciriaco De Mita. Il leader di Nusco ha ritracciato la critica al bipolarismo e ribadito che l´Udc è estranea a questi poli. Ma è stato durissimo con Enzo De Luca: «Affidarsi allo sceriffo non è la soluzione dei problemi, lo sceriffo guappo è la risposta della disperazione». Giudizio sulla persona, ma che deriva da uno sull´intero campo politico: «Bipolarismo? Basterebbe constatare che uno dei due poli non c´è proprio più». Il riferimento è proprio al Pd, dove «ormai ci sono solo guerre per bande». Beninteso, «non è che di là si stia molto meglio, non abbiamo certo davanti una contesa fra Oxford e Cambridge». Ma in conclusione «operiamo le scelte più funzionali alla contestazione del sistema o almeno al ristabilimento di una cultura di coalizione».Insomma, assodato che non si tratta di scegliere fra i poli, De Mita ha ormai constatato che da una parte c´è il vuoto, dall´altra una possibilità di dialogo, soprattutto sulla modifica delle condizioni di esercizio del potere, suo pallino. È quello che Caldoro gli ha già concesso, inserendo nel programma l´idea del riequilibrio di poteri fra consiglio e giunta. Dunque, se l´accordo ancora non è ufficiale, De Mita ha già fatto le pesate sulla sua bilancia. E il partito si è così intrattenuto ieri soprattutto sulla nuova organizzazione interna e sulla composizione della lista per le regionali, complicata dall´arrivo delle nuove componenti che accelerano la transizione dall´Udc verso la Costituente di centro. Ecco così che il commissario Ciro Alfano ieri ha ceduto il passo a un coordinamento a quattro: ne fanno parte lo stesso Alfano (componente casiniana storica), Pasquale Sommese (neo arrivo dei liberaldemocratici ex diniani), Nello Palumbo (popolari demitiani) e il professor Antonio Palma, ormai mente accademica del partito.Un partito che cresce. Al punto, come riferito dallo stesso Alfano, di aver suscitato anche le attenzioni del cardinale Crescenzio Sepe: «Mi ha telefonato, mi ha spiegato che sono interessati a dare una indicazione». Alle spalle dell´Udc va però in scena una rissa fra Pd e Pdl. La accende il segretario regionale Pd Enzo Amendola, attaccando Caldoro proprio sul nodo Udc: «Ancora non si riesce a capire cos´è che frena l´accordo Pdl-Udc in Campania. È una questione programmatica o di poltrone?». Compatta la contraerea da Pdl e alleati. Maurizio Iapicca: «Grottesche affermazioni». Ernesto Caccavale: «Frasi senza ritegno». Paolo Romano: «Amendola non conosce la storiella del ciuccio che chiama “orecchie lunghe” il cavallo». Gennaro Salvatore: «Amendola non può parlare. La logica delle lottizzazioni e delle spartizioni sono nel dna del Pd». Fabio Benincasa, ex Pd: «Enzo dovrebbe prestare attenzione all´insegnamento evangelico: «Chi non ha peccato scagli la prima pietra». Contrattacco dal Pd. Stefano Graziano: «Gli uomini del Pdl sono nervosi». Maria Fortuna Incostante: «Invece di attaccare Amendola, dovrebbero spiegare come e perché sono stati sottratti milioni di euro destinati allo sviluppo del Mezzogiorno». Infine Massimiliano Manfredi: «Colgo un certo nervosismo nel Pdl circa l´accordo con l´Udc. Caldoro dice che si farà e non ci sarà trattativa di posti in giunta, poi da Roma arrivano boatos di un accordo per la provincia di Caserta all´Udc. Non vorrei che in realtà il centro del partito abbia scaricato Cosentino e qualcuno, Caldoro in primis, si sia dimenticato di comunicarglielo».

venerdì 5 febbraio 2010

Ecco il Mpa provinciale: portavoce Paolo Santulli. Dentro Franco Mercurio, Santorelli, alter ego di Nando Bosco, e Raffaele Ceceri

Oggi pomeriggio inaugurata la sede provinciale del partito di Raffaele Lombardo. Presenti anche Ronghi e Pomicino
Oggi pomeriggio nel corso di una conferenza stampa è stata inaugurata sul corso Trieste la sede provinciale del partito Mpa. Sono intervenuti nel corso del dibattuto Anthony Acconcia, ex sindaco di Capodrise ed ex direttore generale della Provincia; Paolo Santulli, Salvatore Ronghi, Paolo Cirino Pomicino e Riccardo Villari. Questo l'organigramma di Mpa: portavoce l'ex onorevole Paolo Santulli, l'ufficio politico è composto così: Anthony Acconcia, Paolo Santulli, Giuseppe Scialla (nella foto). Il coordinamento: Giuseppe Guida, Nicola Cuomo, Mimmo Di Cresce (ex sindaco di Caserta), Franco Mercurio, ex consigliere provinciale di Forza Italia di Villa Literno, Gino Gentile, figlio dell'ex assessore provinciale dell prima giunta Ventre, Enzo Santorelli di Caaspulla, storico braccio destro del sindaco ed ex assesore della giunta dell'esule di Tuoro, Nando Bosco, Maria Belfiore, Nicola Melillo, Luigi Chirico, Raffaele Ceceri (padre di Chicco Ceceri), Vittoria Cristiano, Oreste Cataldo, Valerio Ferrara, Saverio Zito, Carmine Stornelli, Giuseppe Mattiello e Giuseppe Aiello.

Di Pietro pensa a fusione con il Pd. Idv a congresso, sfida con De Magistris

«Obiettivo dell'Idv andare oltre il 10%». L'ombra dei dossier sulla riunione. Belisario: destra italiana come gas nervino
Antonio di Pietro pensa a una fusione con il Pd e annuncia: l'obiettivo dell'Idv per le prossime politiche sono le "due cifre", cioè andare oltre il 10%. Intanto al primo congresso dell'Idv va in scena anche la sfida indiretta del leader con Luigi De Magistris. Nessun dualismo, nessuna divisione, chiariscono i due interessati. Anche se la sfida si percepisce nelle parole dell'europarlamentare campano che, pur non essendosi candidato, scalda la platea dei 3.600 delegati indicando una linea che non è esattamente combaciante con quella dell'attuale presidente. In diversi passaggi del suo intervento, infatti, De Magistris rivendica la sua posizione un pò «più a sinistra» di quella dell'attuale gruppo dirigente; attacca l'Udc al quale il Pd «fa troppo la corte» quando il massimo ci si può fare un «laboratorio per i cannoli» e non per un nuovo centrosinistra e rivendica per il suo partito un ruolo di «baricentro» delle forze del centrosinistra. De Magistris sottolinea di sostenere la mozione di Di Pietro ma parla anche della necessità di «fare squadra» rivendicando per se il ruolo di chi, essendo da poco entrato il politica e avendo anche «vent'anni di meno» rispetto a Di Pietro, può rappresentare una «linfa» per l'Idv. La stessa linfa che proviene dalla base e anche da chi dissente con la linea del "capo". «Non reprimiamo il dissenso interno», è il suo appello. La sfida è «sui contenuti». È chiaro da subito, dunque, che Di Pietro non deve temere tanto Francesco Barbato, candidato di bandiera, nonostante abbia il sostegno della mozione della "base", ma che nel suo intervento loda l'ex pm e lo candida addirittura a premier per le politiche del 2013.«Il giorno in cui si potrà arrivare a una fusione tra Idv e Pd sarà per me molto importante», ha detto il leader dell'Idv nel corso di una conferenza stampa a margine dei lavori del congresso del partito. «L'Idv - ha spiegato l'ex pm - si propone come alternativa di governo e intende realizzare un asse stabile e paritario con il Pd. Quella con i democratici è una alleanza che deve essere rafforzata» perché «Idv e Pd da soli non bastano: c'è un mondo vasto che dobbiamo riconquistare, da internet, alla piazza, alle piccole e medie imprese e al popolo del Nord».Sono comunque L'ombra di Tangentopoli e i «dossier» su Di Pietro a monopolizzare il primo congresso dell'Idv. Il partito si riunisce per la prima volta ma l'attenzione è tutta per la «campagna contro Mani Pulite» e contro l'ex pm del pool di Milano. Il riferimento è alla pubblicazione di alcune foto che ritraggono Di Pietro in compagnia dell'ex funzionario del Sisde, Bruno Contrada, in una cena del 1992 e all'articolo del Corriere della Sera su un viaggio compiuto ad inizio 2000 negli Usa con il suo ex amico e ora principale "'accusatore" Mario Di Domenico. Articoli per i quali Di Pietro ha annunciato querela.«Attaccano me per far passare il lodo Alfano costituzionale», ha sostenuto l'ex pm. «Siccome c'è la necessità di fare una legge costituzionale e non hanno la maggioranza necessaria per l'approvazione in Parlamento perché c'è una alleanza tra Idv e Pd - ha fatto osservare - devono discreditare l'inchiesta Mani pulite».La sfida tra Di Pietro e De Magistris si concretizza anche nella scelta che l'Idv ovrà fare subito per le alleanze alle regionali in Campania. Il leader chiama il congresso ad esprimersi perché ci sia una «assunzione di responsabilità collettiva». Le ipotesi in campo, sottolinea Di Pietro sono tre: andare da soli; appoggiare il candidato del Pd Vincenzo De Luca; oppure dargli un "appoggio condizionato", con una serie di "paletti", che vanno dalle dimissioni in caso di sentenze nei suoi confronti a un rinnovo della classe dirigente in regione. Mentre De Luca si dice d'accordo con la decisione di Di Pietro, De Magistris fa sapere che non lo sosterrebbe e si dice indisponibile a candidarsi. Il confronto è dunque aperto non solo sulla collocazione del partito («non credo - scandisce De Magistris - in una nostra ricollocazione al centro») ma anche sul rapporto con i movimenti e il popolo della rete. «Dobbiamo creare un patto con il popolo dei movimenti», chiede Magistris al partito. Una parte dell'Idv è con lui ma, sentendo anche le opinioni dei delegati, quello che emerge è che i tempi non sono ancora abbastanza maturi per una sua discesa in campo e al momento è meglio affidarsi ancora a una guida forte come quella rappresentata da Di Pietro in questi anni.«La destra italiana oggi è come il gas nervino che addormenta la gente con l'informazione a pagamento e la uccide lentamente», ha detto il presidente dei senatori dell'Idv, Felice Belisario, in un passaggio del suo intervento al congresso. Belisario ha poi salutato Di Pietro: «Caro amico Antonio, oggi cominciamo un'altra sfida, siamo qui a celebrare il nostro primo congresso, è un obiettivo al quale qualcuno non credeva ma ci siamo e siamo qui a dimostrare come si costruisce dal basso un partito perché diventi una forza di alternativa».

giovedì 4 febbraio 2010

Sondaggio del Corriere del Mezzogiorno sui candidati Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca

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VERSO LE PROVINCIALI/ Tanti cespugli - quattordici - e due grossi partiti in campo

La situazione per le elezioni Provinciali allo stato attuale è un vero e proprio "Papello" nel tutti contro tutti, anche politici dello stesso schieramento! I' che bellezzaaaaa!di Giovanni De Stasio
Mentre sono ancora in via di definizione le candidature per la presidenza della Provincia, è già quasi ultimata la platea dei soggetti politici che correranno per la competizione elettorale provinciale del 28 marzo. Accanto ai due colossi del Pdl e del Pd, le cui forze, secondo i sondaggi, rasentano il 70 per cento dei consensi (cosa che confermerebbe la buona salute del bipolarismo), pullulano le formazioni dei cosiddetti cespugli i cui recenti posizionamenti stravolgerebbero in parte lo scenario politico di Terra di Lavoro.
Per cui i risultati elettorali prossim potrebbero confermare o cambiare in modo impercettibile l’attuale geografia politica casertana. Cespugli che possono raggranellare un 30 per cento? Intanto vediamo chi sono. Eccoli: 1) Udc; 2) Italia dei Valori; 3) Udeur; 4) Mpa; 5) Psi; 6) Sinistra Ecologia e Libertà; 7) Vera Dc; 8) Verdi; 9) Prc-Pdc; 10) Api; 11) La Destra; 12) Popolari di Giovanardi; 13) “Speranza provinciale”; 14 “Noi Sud”.. Come si vede ben 14 piccoli partiti che fanno da corona ai due grandi partiti. Ma vediamo la loro identità ed i loro leaders. L’Udc è già una forza collaudata che è rappresentata da un deputato (Domenico Zinzi) ed er anche rappresentata da un consigliere regionale (Nicola Caputo) che poi è trasmigrato in un primo momento nell’Udeur ed infine nel Pd. L’Italia dei Valori è anch’essa rappresentata da un deputato (Americo Porfidia), anche sindaco di Recale. Ha le potenzialità per far scattare per la prima volta un seggio al Consiglio regionale. L’Udeur è rappresentata da un consigliere regionale (Nicola Ferraro). Ad un certo punto, per i cambi di casacca, aveva la maggiore rappresentanza regionale con le adesioni di Angelo Brancaccio (il più votato in provincia di Caserta, nella lista dei Ds) e di Nicola Caputo (poi passato al Pd). La tangentopoli casertana azzerò quasi il partito, ma ora si ripresenta sulla scena politico-elettorale. Il Psi, ex Sdi, è rappresentato dal consigliere regionale Gennaro Oliviero. In un primo momento era confluito nel nuovo soggetto politico Sinistra e Libertà, ma di recente, con una precisa deliberazione del comitato regionale del partito, ha deciso di partecipare all’agone elettorale da solo. L’Mpa (Movimento per le autonomie) del governatore Raffaele Lombardo, dopo la nomina a commissario regionale del deputato Riccardo Villari (eletto nella Margherita e confluito nel Pd), ha perduto una discreta dote casertana). E’ in via di riorganizzazione sul territorio provinciale. Coloro che hanno abbandonato l’Mpa (il sottosegretario agli Esteri Enzo Scotti, i due parlamentari Antonio Milo e Arturo Iannaccone, nonché il sindaco di Succivo Franco Papa ed altri) hanno costituito il nuovo soggetto politico “Noi Sud”. Sinistra Ecologia e Libertà che, come abbiamo detto prima ha perso per strada il Psi, è composta da ex Ds, ex Vendoliani ed ex Verdi). I suoi leaders Giuseppe Di Gregorio, ex segretario provinciale di Sinistra Democratica e dall’ex segretario provinciale dei Verdi Enzo Falco. La “Vera Dc” che prenderà una nuova denominazione è il risultato della fusione di queste tre formazioni: Alleanza di Centro (Mimmo Bove), Dc (Pasquale Morcone) e Adc (Pionati-Pizza-Prandini). I Verdi del vecchio segretario Raffaele Aveta, presidente dell’ente parco di Roccamonfina. Non hanno partecipato ad alcun interpartitico del centrosinistra casertano. Il Prc-Pdci (Rifondazione Comunista e Partito Comunista Italiano) è un vecchio soggetto politico che fino a qualche tempo fa aveva anche una rappresentanza parlamentare Giacomo De Angelis. Con le ultime elezioni politiche è stato cancellato dal panorama parlamentare. Nuova entry l’Api (Alleanza per l’Italia) nata dalla fuouriuscita di Francesco Rutelli (ex segretario della Margherita) dal Pd e che ha il suo leader in Pierino Squeglia (ex deputato della Margherita e segretario provinciale della stessa). Poi la Destra anch’essa sempre presente con Antonio Manzella. Poi ancora i Popolari e Liberali di Giovanardi pilotati in provincia di Caserta dall’ex consigliere provinciale Liberali Gerardo Trombetta. Infine, una formazione tuttaautonoma casertana “Speranza provinciale”, concepita dall’ex parlamentare dell’Ulivo Sergio Tanzarella, e che avrà come candidato alla presidenza della Provincia Giuseppe Vozza, ex sindaco di Casagiove ed animatore degli scaut di Caserta. Sono posizionati nello schieramento di centrodestra: Udc, Udeur, Mpa, “Noi Sud, Vera Dc, La Destra, Popolari e Liberali; invece, nel centrosinistra: Idv, Psi, Sinistra Ecologia e Libertà, Verdi, Prc-Pdci e Api. In solitudine “Speranza provinciale”., Intanto, il sottosegretario Scotti, che può considerarsi casertano a tutti gli effetti perle sue frequentazioni, presenterà quanto prima proprio a Caserta il suo libro “L’Italia corta”. Come si sa Scotti, ex vice segreatrio nazionale della Democrazia Cristiana e più volte ministro, è stato di recente espulso dall’Mpa. Però ha fondato subito un nuovo partito “Noi Sud” di cui è diventato presidente. Ma egli è anche segretario generale del comitato dei ministri per il Mezzogiorno. Nel suo libro ripercorre tutte le tappe della cosiddetta”questione Meridionale”. Egli bacchetta la classe dirigente incapace di “comprendere le grandi potenzialità del Sud”. Negli anni ’50, sottolinea l’autore, anche per l’impulso del nuovo Meridionalismo, si era imboccata la strada giusta. Ma il cambiamento degli equilibri del mondo, alla metà degli anni ’70, ha di fatto bloccato lo sviluppo del Sud, concorrendo alla sua involuzione e marginalizzazione della politica nazionale.. “C’è bisogno – per Scotti – di unificare il Paese e di trasformare il Sud da problema in risorsa. Così scorge un ruolo strategicodel Mezzogiorno quale ponte per l’integrazione dell’Europa nel Mediterraneo,e per questo è nell’interesse dell’Italia investire risorse ed uomini del Sud”. Intanto, questi i risultati del sondaggio Crespi Ricerche: 1) Pdl 40,5%; 2) Pd 22,0%; 3) Udc 10,0%; 4) Idv 8,5%; 5) Udeur 3,O%; 6) Sinistra e Libertà 3,0%; 7) Mpa 2,5%; 8) Prc-Pdci 2,5%; 9) La Destra 1,8%; 10) Lista Pannella 1,8%; 11) Partito Socialista 0,8%; 12) Verdi 0,8%; 13) Api 0,3%.

mercoledì 3 febbraio 2010

VERSO LE PROVINCIALI/ Domani giornata decisiva per le candidature.

Mancano 25 giorni dalla presentazione delle liste e i due schieramenti sono ancora in alto mare
Domani giornata campale e decisiva per la candidatura alla presidenza della Provincia che è assurto a “caso nazionale” sia per il centrodestra che per il centrosinistra. Non a caso tutti i riflettori politici nazionali sono puntati sulla Provincia di Caserta che, tra l’altro, è l’unica Provincia della Campania ad andare alle urne per il rinnovo del proprio “Parlamentino”. Insomma, a quasi 25 giorni dal termine della presentazione delle liste, ambedue gli schieramenti sono senza candidato alla presidenza della Provincia.
Oggi si procederà alle nomination? Dire di sì si fa solo esercizio di ottimismo puro, non certamente della ragione. Perché come stanno realmente le cose non si può assolutamente preventivare una “fumata bianca”. Dire, invece, che oggi sono programmate riunioni ed incontri per cercare di dipanare la matassa, questo è vero. Il centrodestra deciderà i suoi destini a Roma, il centrosinistra a Caserta. Dall’ entourage dell’Udc ci dicono che il “caso Caserta” è stato avocato a loro dai massimi vertici nazionali, ossia da Casini e Cesa. Ed oggi s’incontreranno con il presidente regionale della Costituente di centro Ciriaco De Mita, con il commissario regionale dell’Udc Domenico Zinzi, e con il coordinatore regionale del Pdl Nicola Cosentino e del suo vice Mario Landolfi. Dovranno sciogliere il “nodo Caserta”. A livello regionale l’intesa, che privilegia il riequilibrio dei poteri tra Giunta e Consiglio regionale, è stato raggiunto già da qualche tempo. E’ la solita Caserta a creare problemi. Il pomo della discordia: la nomination a presidente della Provincia. La rivendicano sia il Pdl che l’Udc. La candidatura di Zinzi rimane in campo dal momento che la candidatura scaturisce da un accordo siglato nella primavera scorsa per il quale “è stato il Pdl – sempre secondo i responsabili provinciali dell’Udc – ad assegnare la candidatura a presidente della Provincia di Caserta ad un’espressione autorevole dell’Udc. Quindi, Zinzi è stato candidato e non si è proposto candidato”. Pertanto, rimane in campo in attesa della definizione completa sia regionale che provinciale dell’intera vicenda. E’ evidente a questo punto che se non si definisce la vicenda della presidenza della Provincia, non si definirà nemmeno la vicenda della Regione Campania. E l’Udc si riterrà – questo l’orientamento dell’Udc – libero del fare cose diverse” Intanto, ancora una volta il coordinatore provinciale del Pdl Pasquale Giuliano tiene a precisare che ha detto ancora una volta no ad una sua eventuale candidatura alla presidenza della Provincia. “Hic manebimus optimei “ continua a dire Giuliano che, tradooto, significa che non vuole assolutamente lasciare Roma, il Parlamento. Ma se Atene piange, Sparta non ride. Anche, nel Pd candidato disperatamente cercasi La situazione è veramente critica dal momento che sono miseramente fallite ambedue le opzioni sperimentate: quella interna e quella esterna. Opzione interna: nessuno dei candidati interni (il consigliere regionale Giuseppe Stellato, l’ex parlamentare Lorenzo Diana, il segretario provinciale Enzo Iodice) riesce a fare sintesi. Nemmeno la candidatura del nuovo responsabile provinciale dell’Api (Rutelli) Pierino Squeglia (ex segretario provinciale e deputato della Margherita) ha avuta migliore fortuna. E che dire dell’esterno-esterno? Anche questa opzione è fallita. Lo dimostrano i falliti tentativi esperiti per candidare i magistrati. Il segretario provinciale Enzo Iodice sottolinea che nessuno vuole rischiare il sicuro per l’insicuro. Allora, oggi all’interpartitico (Pd, Italia dei Valori, I Socialisti, Sinistra e Libertà, Pr-Pdci e Api) cosa si dovrà fare? Continuare a dire che “ci vuole una figura autorevole della società civile” ? Forse se il centrosinistra fosse supportato da un sondaggio favorevole, forse qualcuno di medio-alto calibro si troverebbe pure. Alla fine potrebbe rimanere la sola soluzione istituzionale. A questo punto o candidi il segretario provinciale del maggiore partito della coalizione (Enzo Iodice) o uno dei due deputati (Pina Picierno o Stefano Graziano). Tutto fa preventivare che anche da questa ennesima riunione di interpartitico uscirà un’altra fumata nera?. Ma forse ha ragione l’incallito (politicamente) Felice Del Monaco che pronostica che il candidato alla presidenza della Provincia il centrosinistra lo sceglierà all’ultimo minuto utile”.
Giovanni De Stasio

martedì 2 febbraio 2010

VERSO LE REGIONALI/ Lettieri: «Il sindaco di Salerno è un ottimo candidato e prenderà voti pure a destra»

Incredibile assist al sindaco di Salerno da parte di Gianni Lettieri presidente di Confindustria che fino a qualche settimana fa era un papabile del Pdl alla candidatura a Governatore: «Enzo De Luca è un ottimo candidato governatore perché ha ben amministrato Salerno, ha grande capacità di spesa e perché rappresenterebbe sicuramente la discontinuità rispetto a una stagione politica che in molti hanno giudicato fallimentare».
Gianni Lettieri, presidente di Confindustria Napoli, quando ancora il suo nome circolava tra i possibili alfieri del centrodestra, aveva indicato (in un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno) proprio in De Luca il miglior nome possibile per il centrosinistra.
Partiamo proprio da lei, Lettieri. Dopo che Berlusconi— un anno emezzo fa— le propose pubblicamente di scendere in politica è entrato in un vero e proprio vortice di indiscrezioni, terminato appena qualche giorno fa (quando è stata ufficializzata la candidatura di Stefano Caldoro). Ora, però, sta cominciando a circolare un’altra voce: potrebbe scendere in campo, l’anno prossimo, per il Comune di Napoli… «Lo escludo in maniera categorica. Continuo a fare il mio lavoro, l’argomento non mi interessa. Naturalmente mi stanno a cuore, eccome, le sorti di città e regione. Ma me ne occuperò continuando a svolgere il mio ruolo».
Gianni Punzo, qualche giorno fa ha auspicato in un’intervista su «Il Mattino» equidistanza dell’associazione che lei guida rispetto alla competizione elettorale. Che dice? «Ritengo sia Stefano Caldoro che Enzo De Luca due ottimi candidati. L’Unione degli industriali, come sempre, resterà equidistante rispetto alla contesa. E organizzerà un confronto pubblico tra i due candidati, ammesso che la partita resterà tra questi due nomi, perché vedo ancora qualche incertezza».
Cosa vi aspettate dai candidati? «Come industriali ci auguriamo che gli schieramenti e i candidati in campo sappiano animare un confronto elettorale basato sui contenuti e su chiare, per quanto alternative o diverse, visioni del futuro. Ci sono problemi enormi da affrontare, nodi importanti da sciogliere, e qui si continua a discutere e litigare sul niente. Ci vorrebbe maggiore senso di responsabilità nell’interesse del territorio ed evitare lotte che generano confusione tra la gente e tolgono tempo per pensare alle cose da fare. Questo è il tema: le cose da fare. Non possiamo aspettare, ce lo impone il quadro economico. Assistiamo a una lieve ripresa, ma siamo ancora lontani dai livelli di attività precedenti la crisi e il Sud stenta a svoltare».
Sì, ma cosa chiedete ai candidati? «La nostra regione ha bisogno di risposte concrete in materia di politiche per lo sviluppo, infrastrutture, energia, riqualificazione della spesa pubblica, riforme amministrative, qualità della formazione, riassetto dei servizi e delle prestazioni socio sanitarie. Il nostro territorio deve essere reso competitivo e attrattivo per gli investimenti. Occorre innovare e aumentare i servizi per le imprese, dalla banda larga alle ‘‘reti’’, e alle filiere di impresa. Bisogna puntare sulla semplificazione amministrativa, contrastare il degrado urbano, migliorare la funzionalità delle istituzioni anche attraverso un loro più stretto coordinamento. Queste sono le proposte che stanno a cuore agli imprenditori».
Torniamo a De Luca. Pensa che l’aspetto giudiziario possa pesare? «Senza entrare nel dettaglio, non è un mistero che siamo entrambi chiamati in dibattimento. Nel medesimo dibattimento. Ma per me come per lui vi assicuro che siamo di fronte al nulla. Detto questo, abbiamo piena fiducia nei magistrati: vedrete, il processo stesso chiarirà ogni cosa. Siamo persone perbene e invito coloro che commentano quest’aspetto, e ne leggo davvero di tutti i colori, a dare uno sguardo molto attento agli incartamenti giudiziari».
Secondo lei il sindaco di Salerno ha chance di vittoria alle Regionali? «Credo che potrebbe averne, e lo dico perché penso che riuscirà a racimolare consensi anche a destra. E penso allo stesso modo che nel centrosinistra servirebbe maggiore senso di responsabilità e unità rispetto alle reali esigenze del territorio. In sostanza, stanno facendo quello che nell’altro polo facevano fino a qualche tempo fa, allorché perdevano puntualmente le elezioni».
E dunque? «Basta scontri e tatticismi sui nomi, è l’ora di mettere in campo programmi e soluzioni».
Che pensa della vicenda politica di Ennio Cascetta, della sua amarezza? «Ennio Cascetta ha lavorato bene come tecnico. Per il resto non conosco a fondo la vicenda politica per commentare le sue amarezze».
Ma lei, Lettieri, un paio d’anni fa non aveva lanciato l’idea del «governo dei migliori»? «Ribadisco: De Luca e Caldoro sono due ottimi candidati ma il mio auspicio, ora, visto che il governo dei migliori (una sorta di esecutivo di salute pubblica che mettesse insieme le migliori esperienze di centrodestra e centrosinistra) non ha più possibilità di essere, è che si possa fare un governo delle competenze, diciamo di transizione, per riposizionare la Campania e metterla in condizioni europee, al pari delle regioni del Nord. La Campania, infatti, deve poter fare da traino a tutto il Mezzogiorno. Per operare la svolta occorre fare ricorso a competenze puntuali, al background personale più che guardare all’appartenenza agli schieramenti, specie nei settori strategici indicati, che costituiscono la chiave per la crescita delle nostre aree».

lunedì 1 febbraio 2010

Caldoro sfida De Luca “Non ho padroni o padrini”. De Luca: "Non accostatemi a Cosentino"

Il candidato del centro destra Stefano Caldoro attacca però anche i giustizialisti del Pdl: "sbagliano!"

«I giustizialisti sbagliano ad attaccare Vincenzo De Luca. Io sono un garantista, ho rispetto per la sua candidatura. Un uomo si giudica politicamente e sono pronto a un match, a un confronto, ma lui sappia che non ho padroni o padrini. Sappia che non sono un tesserato di Forza Italia. Ho un´altra storia». Il candidato del centrodestra alla guida della Campania, Stefano Caldoro, va controcorrente. In una domenica trascorsa in gran parte nelle tv regionali difende De Luca ma anche il sottosegretario Nicola Cosentino e l´ex sindaco Pdl di Pagani, Alberico Gambino, condannato per peculato e ora consulente alla Provincia di Salerno. Non si unisce e anzi punta il dito contro il coro di chi, in tanti nel Pdl a livello nazionale, sventolano le vicende giudiziarie del rivale designato dal Pd. Caldoro attacca i giustizialisti ma allo stesso tempo risponde ai messaggi lanciati sabato sera nei suoi confronti quando De Luca ha detto: «Io non ho padroni o padrini, potentati economici e neanche altro. Sono un uomo libero».
«Sono solidale con De Luca – spiega Caldoro in un´intervista a Telecolore Salerno – perché l´attacco dei giustizialisti è da respingere nel momento in cui dicono che lui è impresentabile. Si giudica politicamente un uomo e in ogni caso non si usa il termine impresentabile. Da garantista non posso accettare che si scenda a uno scontro in questa maniera. Il confronto tra me e lui ci sarà e sarà corretto, un confronto sulle cose concrete. Non ho problemi a misurarmi con De Luca dal vivo sui nostri programmi. Anche subito. Io ho rispetto per la candidatura di De Luca ma lui sappia che non ho la tessera di Forza Italia. Che mi riconosco nella leadership di Silvio Berlusconi, certo, ma che non ho padroni e che ho una mia storia. Nel ‘92 a preferenza unica presi il doppio dei voti di Bassolino per la Camera dei deputati. Io non cambio strategia. Niente litigi, niente scontri. Non ho padroni potenti e non sto trattando gli assessorati con l´Udc per arrivare a un accordo». Caldoro controcorrente rispetto ai suoi che a livello nazionale, mentre lui parlava nelle tv regionali, avevano scelto un´altra tattica. A cominciare da Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato: «La sinistra, dopo aver imbastito campagne di odio nei confronti del centrodestra, in Campania mette in campo il pluri-indagato De Luca. La sinistra si conferma ancora una volta ipocrita. Per i loro esponenti tutto è consentito». Per proseguire con il deputato siciliano Fabio Granata: «Noi abbiamo evitato una candidatura alla presidenza di una regione importantissima ma problematica di un parlamentare indagato. Il Pd, invece, candida un pluri-rinviato a giudizio». Caldoro, invece, frena. Un messaggio ai leader nazionali dei due schieramenti ma anche ad alleati e sostenitori perché nelle liste a suo sostegno rischia di ritrovarsi non solo veline o ex veline ma anche indagati, inquisiti e addirittura condannati a cominciare dal caso dell´ex sindaco di Pagani, Alberico Gambino, che ha una sentenza di primo grado per peculato, condannato perché ha usato per proprie spese la carta di credito del Comune e che potrebbe ritrovarsi nel nuovo consiglio regionale. «Sulla candidatura di Gambino deciderà il partito» risponde Caldoro che difende anche Cosentino: «Ha fatto un passo indietro dimostrando grandissima responsabilità». Segnali di rispetto nei confronti di Vincenzo De Luca sono poi arrivati anche da Gianfranco Rotondi, il ministro che più ha sponsorizzato la candidatura Caldoro all´interno del centrodestra per la guida della Regione: «Il Pdl si gioca la propria reputazione in Campania. La scelta di Caldoro è di altissima qualità così come quella del centrosinistra con Vincenzo De Luca. Sarà una bella battaglia politica che noi possiamo vincere».
Vincenzo De Luca replica a quanti ribadiscono il loro no nella corsa per le Regionali. Il candidato Pd: "parlo prima ai cittadini poi agli alleati!"
Vincenzo De Luca, la sua prima domenica da candidato segna l´inizio delle ostilità. Sia Vendola che Di Pietro ribadiscono la netta contrarietà al suo nome. E lasciano intendere che per colpa di questa forzatura si consegnerà la Campania al centrodestra.
Come spera di convincerli? «Ho una premessa: io voglio parlare con i cittadini, innanzitutto, e prepararmi ad affrontare i problemi di fondo che sono drammatici. Quanto a Vendola e Di Pietro, ho in animo di ragionare in maniera seria e responsabile: ma con pari dignità e in un linguaggio di verità, non in politichese. A nessuno do patenti di moralizzatori o di maestri della solidarietà».
Vendola dice che il suo linguaggio e le sue politiche in tema di immigrazione creano «disagio e sofferenza» a sinistra. «A Vendola ricordo che siamo un Comune della solidarietà e dell´accoglienza. Con la comunità dei senegalesi, la più grande tra gli immigrati nel salernitano, abbiamo creato due mercati etnici e stiamo collaborando per i ricongiungimenti; com´è ovvio il Comune garantisce a sue spese la frequentazione delle scuole da parte dei tanti bambini. Ma siamo una comunità in cui tutti, a prescindere dalla nazionalità, devono rispettare le regole».
Vendola la indica come "sindaco padano".«Se "sindaco padano" significa che sono legato al territorio, che ascolto i cittadini e ne interpreto i bisogni, non la ritengo un´offesa, anzi. Se quel marchio sta per una politica che intacca l´unità e la dignità del Paese, mi ribello: non appartiene alla mia storia politica. Credo che l´Italia sia il gioiello che è, perché ha dentro Eduardo De Filippo e la Bocconi, la cultura di Napoli, la modernità di Milano, il Politecnico di Torino».
Il leader dell´Idv Di Pietro non è meno perentorio: ribadisce che lei non rappresenta la discontinuità e la esorta a «dedicare il tempo ai processi in corso». «L´Idv torna sui miei processi? Allora parliamone fino in fondo: stiamo discutendo di una vertenza di lavoro e di una variante urbanistica che mi è stata sollecitata, ben 12 anni fa, da un´organizzazione sindacale e dal prefetto di Salerno per dare la possibilità di un investimento sostitutivo a favore dei dipendenti dell´Ideal Standard. Quindi, lancio una sfida a un dibattito pubblico sui processi miei e dei sindaci che hanno il coraggio di decidere. E per essere chiaro, nel ribadire il mio rispetto e la fiducia nel lavoro dei magistrati, affermo che rifarei tutto quello che ho fatto. In questo caso, posso rappresentare le ragioni di quei tanti sindaci che, anziché fare gli inetti o i vigliacchi e restare al loro posto senza prendere decisioni, si assumono responsabilità».
Ciò detto, con Di Pietro difficilmente giungerete ad accordo.«Io mi auguro che prevalga la serietà politica. Un conto è la battaglia per la legalità che condivido, un´altra è la rozzezza umana. E chiedo che si rispettino le persone che, come me, hanno speso una vita nelle battaglie per la legalità e a fianco della povera gente».
Caldoro la sfida in un pubblico confronto, il capogruppo Pdl del Senato Maurizio Gasparri dice che lei è un pluri-inquisito rinviato a giudizio che si permette di parlare dei casalesi. «A Caldoro dico: e me lo chiede pure? Quando vuole e dove vuole. Quanto allo sfessatissimo Gasparri, non mi accosti a Cosentino. Io non ho mai speculato sulla sua inchiesta. Infine, a Gasparri, un ringraziamento e una bottiglia di champagne: quando parla sono 20 mila voti per me».
Ottavio Lucarelli e Conchita Sannino

VERSO LE REGIONALI/ Lontano l'accordo tra Pdl e Udc. Cosentino: "Se sarò condannato lascio la politica! Ma nessuno parla di De Luca e Bassolino..."

L’incontro all’hotel Mediterraneo tra Pdl e Udc per le elezioni regionali non ha sortito esiti incoraggianti.
L’incontro all’hotel Mediterraneo tra il candidato presidente del Pdl alla Regione, Stefano Caldoro, il coordinatore campano, Nicola Cosentino, il suo vice, Mario Landolfi, e per l’Udc, Mimì Zinzi e Ciriaco De Mita, non ha sortito esiti incoraggianti. «Si è deciso di rinviare», è stato scritto in un comunicato ufficiale, «la discussione sulle questioni amministrative locali a un prossimo incontro». Il vero ostacolo resta la candidatura alla presidenza della Provincia di Caserta che, in base all’accordo siglato in occasione delle elezioni provinciali del giugno 2008, fu stabilito dovesse essere assegnata all’Udc. Oggi, è il segretario regionale, Mimì Zinzi, a rivendicarla per sé: «Non ci sarà intesa per le regionali se non si manterrà fede a quell’accordo. Il Pdl vuole spostare la trattativa su due piani, separando quello regionale dalle elezioni alla Provincia di Caserta. Su questo, l’Udc non farà un passo indietro». La questione è stata affrontata anche nel corso della riunione svoltasi alla presenza del capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, con i parlamentari campani del Pdl, presso la sede regionale del partito. Un lungo confronto durante il quale sono stati analizzati sia i problemi legati alla conversione del decreto rifiuti, su cui i parlamentari campani hanno presentato una serie di emendamenti che mirano, come ha spiegato il coordinatore Cosentino, «a modificare al meglio l’idea di fondo», mentre Caldoro ha aggiunto che «la discussione è aperta per quanto attiene alla copertura finanziaria»; sia quelli relativi alle modalità di rilancio dell’economia regionale. Cosentino, che ha ricevuto la solidarietà di Cicchitto («è stato anche lui vittima di un’arma impropria che si aggira e complica la vita politica del nostro Paese»), ha poi commentato la pronuncia della Cassazione che ha ritenuto legittima la richiesta di arresto nei suoi confronti: «Sono pronto a lasciare la vita politica se dovessi essere ritenuto responsabile di qualcosa. La Cassazione», ha continuato, «è giudice di legittimità e non di merito e, pertanto, si è espressa sulla procedura. Ma è strano che non si accendano gli stessi riflettori su chi è stato il principale protagonista dello sfascio di questa regione. Mi chiedo», ha proseguito, «perché non si parla dei processi di Bassolino, di colui che ha speso migliaia e migliaia di miliardi, e si parla poco di De Luca che sembra essere uno di quelli che ha diversi problemi con la giustizia, problemi che noi gli auguriamo di superare, ma certamente non può essere lui ad alzare la mano contro gli altri».
Angelo Agrippa

domenica 31 gennaio 2010

Piedimonte Matese. Emilio Iannotta (IdV) agli alleati del Pd: "Se ci siete battete un colpo!"

Il consigliere comunale, candidato alla Regione con il Partito di Antonio Di Pietro denuncia uno stato di confusione nel Pd che dovrebbe rappresentare il partito di riferimento nella coalizione di centro -sinistra.
Le elezioni si avvicinano e quello che dovrebbe essere il partito guida della coalizione di centro sinistra continua a dare segnali poco promettenti in Campania e in provincia di Caserta. Primarie promesse, sospese, rilanciate. Nate per coinvolgere e promuovere una partecipazione diffusa, oggi appaiono quasi l’unico mezzo per una resa dei conti tutta interna al PD. Pensate da Prodi e Parisi per permettere ai cittadini di confrontare programmi e progetti sono divenute strumento per personalismi esasperati. In sostanza ideate per i cittadini e abusate dalla partitocrazia.Nel frattempo, mentre in tante parti della regione Campania e della provincia di Caserta , compreso nell’Alto Casertano, si leva forte il NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA; mentre comitati, associazioni, organizzazioni no profit, liste civiche e partiti di centro sinistra si confrontano per definire il percorso e gli strumenti per promuovere e sostenere il referendum abrogativo del decreto Ronchi; mentre professori universitari di diritto pubblico (che all’estero ci invidiano), a partire dal prof. Alberto Lucarelli, dimostrano che le regole sulla concorrenza della Commissione Europea, a cui artatamente fa riferimento il decreto Ronchi, non vincolano le Amministrazioni Locali in merito alla gestione dei servizi idrici; mentre capitali europee (vedi Parigi), regioni (vedi Puglia) e tante città, che hanno già sperimentato i disastri (in termini di qualità dei servizi, manutenzione delle reti idriche e occupazione) e l’aumento esorbitante dei costi procurati dall’affidamento ai privati della gestione dei servizi idrici, fanno retromarcia e ritornano alle municipalizzate; alcuni sindaci del Consorzio Idrico di Terra di Lavoro, presieduto dal sindaco di Carinola Di Biasio del PD e forte di una maggioranza trasversale PD-PDL, tentano, con un vero e proprio colpo di mano, di affidare ai privati la gestione del Consorzio, senza aprire una discussione interna ai propri partiti e tanto meno con i propri alleati. E poi ci meravigliamo che i cittadini non si fidano più dei politici e dei partiti? E su quali base possiamo costruire un progetto per la provincia di Caserta e per la regione Campania? E il PD, al cui interno non si intravede un progetto condiviso, il decisionismo che il momento richiederebbe e capacità di ascolto e coinvolgimento delle varie forme di cittadinanza attiva, si può arrogare la pretesa di guidare con propri esponenti di partito la coalizione di centro sinistra? Non è forse opportuno andare a cercare nel mondo delle professioni e dell’università, nelle disparate forme di impegno civico, nelle più coraggiose esperienze di contrasto alla criminalità organizzata le personalità a cui affidare la voglia di riscatto dei nostri cittadini e la loro diffusa esigenza di un chiaro segnale di discontinuità rispetto ad amministrazioni, anche di centro sinistra, che essi hanno avvertito distanti, deludenti e poco trasparenti? PD, se ci sei, batti un colpo!!

VERSO LE REGIONALI/De Magistris. «Bersani ritiri questo candidato, è processato per fatti gravissimi»

«L'Italia dei valori non può accettarlo, è tra i nomi peggiori che potesse uscire. Se resterà in campo, costituiremo una coalizione di emergenza democratica con chi ci sta. Tonino candidato? Non ne so nulla».
Serenella Mattera da "Il Riformista"
«Per noi non c’è nessun margine su Vincenzo De Luca». L’ex magistrato ed euro-deputato dell’Italia dei valori, Luigi De Magistris, lo va ripetendo da tempo. Perciò nel giorno dell’annuncio della candidatura del sindaco di Salerno per il Pd in Campania. chiede un intervento diretto di Pierluigi Bersani. Se il segretario non convincerà De Luca a fare un passo indietro, l’Idv – annuncia – è pronta a mettersi alla testa di una «coalizione di emergenza democratica».
Perché il no a De Luca? In generale nel Paese, ma nel Sud in particolare, per noi il filo conduttore è la questione morale. De Luca è tra le candidature peggiori che il Pd potesse presentare, date le sue implicazioni in processi per fatti gravissimi. Non vedo come l’Idv possa accettarlo.
Avete lavorato fino all’ultimo per un accordo? Che amarezza che il Pd dopo settimane di tribolazioni, dopo che dalla scorsa estate abbiamo indicato nomi e percorsi per una grande svolta, non sia stato in grado né privatamente né pubblicamente di spiegarci perché questo non vada bene. Gli avevamo chiesto nomi di discontinuità. Come in Calabria, dove non capiamo il rifiuto della candidatura di Filippo Callipo, che è un imprenditore di area moderata, una persona con la schiena dritta.
E adesso, c’è qualche spiraglio? Secondo me sì, ma deve essere Bersani in persona a occuparsene. Mi auguro che intervenga, chieda a De Luca un passo indietro, perché è molto positivo l’accordo a livello nazionale tra Pd e Idv, ma che non lo si trovi proprio in due regioni chiave sul piano della questione morale, è un segnale preoccupante.
In Campania state già studiando una candidatura alternativa? Si. Se non si trova un accordo col Pd, siamo pronti a fare una coalizione di emergenza democratica con altre forze del centrosinistra, come Sinistra e libertà e Rifondazione, che non potranno che convenire su questa voglia di cambiamento che c’è in Campania. In questo caso faremmo anche un appello a tutto il mondo dell’associazionismo campano, che è molto vivo, e allo stesso Movimento a 5 stelle di Beppe Grillo (che presenta un suo candidato, ndr).
Si parla di una candidatura alla presidenza della Campania di Antonio Di Pietro. Non ne so assolutamente nulla. Lo apprendo da lei.
Ci sono altri nomi pronti? No, ma ci impegneremo nelle prossime ore per trovare una personalità adeguata, della politica o della società civile, che sia in grado di riaccendere la passione e l’entusiasmo del popolo campano, che non può passare da Cosentino a De Luca per ritornare a Cosentino o a De Luca.
De Luca e Cosentino sono dunque la stessa cosa? No, non sono la stessa cosa, perché Cosentino ha un’ordinanza di custodia cautelare per camorra. Però i fatti addebitati a De Luca saranno anche meno gravi, ma in base alle carte che ho potuto leggere ci troviamo di fronte a contestazioni gravissime. De Luca non può essere l’alternativa a Cosentino. Ma il candidato del Pdl è Stefano Caldoro, non Cosentino. Credo che sotto il profilo dei poteri forti cambi poco. Un sistema affaristico con propaggini anche di tipo criminale si radicherà nella Campania qualora dovesse vincere Caldoro, che continua ad essere l’alter ego di Cosentino. Ecco perché è ancora più grave la mancanza di sensibilità e di coraggio del Pd: si rischia di consegnare la regione a potentati del centrodestra molto vicini al crimine organizzato.
La candidatura di De Luca sembra segnare la fine del bassolinismo. Secondo me Bassolino è al tramonto.
Il sindaco di Salerno non è una figura di continuità. E infatti devo comunque riconoscere che Salerno è una città ben amministrata.
Qual è il suo giudizio su Bassolino? Ha avuto grandi luci all’inizio degli anni ‘90. Allora l’ho votato, poi non più. Perché ha lavorato male sul piano strutturale: quando si è trovato ad affrontare i nodi principali del lavoro, dell’ambiente, dello sviluppo economico, si è avviluppato sulla questione morale.

sabato 30 gennaio 2010

VERSO LE REGIONALI/La sfida di lady Mastella, caccia ai voti su Facebook

La candidata Udeur al "Confino" sperimenta la propaganda elettorale virtuale. "Ma chiederò comunque la par condicio!"
Nella campagna elettorale del porta a porta c’è una candidata che i voti li insegue su internet standosene a Roma, distante 250 chilometri dalla sua Ceppaloni. È Sandra Lonardo, Lady Mastella per i giornali, presidente del Consiglio regionale sottoposto all’obbligo di dimora fuori regione dal 21 ottobre per effetto dell’inchiesta su appalti e assunzioni all’Arpac che ha coinvolto numerosi esponenti dell’Udeur. Da allora la moglie dell’ex ministro della giustizia Clemente vive a Roma «a causa - dice - di un confino politico sulla falsariga di ciò che nel ventennio si usava fare nei confronti dei dissidenti. Una pena preventiva che è anche detentiva». Eppure, malgrado il divieto di dimora, Sandra Mastella ha scelto di candidarsi «perchè - spiega - non ho fatto nulla per cui dovermi nascondere e perchè so di non essere nè una camorrista nè a capo di una cupola». Ecco allora che l’impossibilità di avvicinare i propri elettori in modo tradizionale ha imposto alla «candidata in esilio» di sperimentare nuovi strumenti. «Farò una campagna mediatica e virtuale, sfruttando tutto ciò che internet mette in campo a partire dalle videoconferenze». E se la giornata tipo di un candidato tipo è fatta di riunioni di partito e incontri con gli elettori, quella della «candidata in esilio» non è meno frenetica. «Passo tante ore al telefono - racconta la Lonardo - incontro i tanti beneventani che stanno a Roma, scrivo lettere, rispondo alle mail e registro videomessaggi da mettere in rete. Il resto lo fanno gli spot e i manifesti. Poi, a fine giornata, mi collego a Facebook dove rimango anche fino alle 4». Proprio Facebook sembra essere una miniera di voti virtuali per la candidata dell’Udeur: «Incontro tante persone che non conosco e ricevo ogni giorno richieste di amicizia e promesse di sostegno». Le scrive un ragazzo di nome Giustino e le assicura i voti di tutta la sua famiglia, sette persone: «Che carino - commenta - fossero tutti come lui...». Poi è la volta di Elio, un ex Forza Italia che chiede di poterle dare una mano. La Mastella alza il telefono, lo chiama, ringrazia. E così via. La strana campagna elettorale andrà avanti fino a quando non sarà revocata la misura del divieto di dimora: «Per questo appena presentate le liste - annuncia - chiederò che mi sia garantita la par condicio. Così come di poter esercitare il diritto di voto. E se succederà, la prima cosa che farò sarà tornare in Consiglio, dove mi pare che certi vizi siano duri a morire, vedi la vicenda degli incarichi ai dirigenti esterni».

VERSO LE PROVINCIALI/ A Caserta, in casa Pd si fa il nome del sostituto procuratore della Cassazione Ceniccola

Il nome dell'alto magistrato potrebbe mettere insieme le diverse anime del Pd che vogliono una candidatura di altissimo profilo...di Emilio Di Cioccio
Il Partito democratico prova ad accelerare ed a chiudere la partita delle candidature per le provinciali a Caserta; provinciali che coincideranno con la tornata elettorale delle regionali a fine marzo, così come decretato dal ministero degli Interni. Assodato - salvo ulteriori colpi di scena ai quali il partito, specialmente quello casertano, ci ha abituato da tempo oramai – che sono in pochi a volere le primarie per la scelta del candidato presidente, sebbene le primarie stesse siano nel “dna” del Partito democratico, dal cilindro è spuntato un nome completamente estraneo agli ambienti della politica. E vale a dire, quello di Raffaele Ceniccola, sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione.
Casertano, con un curriculum nel mondo della magistratura di tutto rispetto, Ceniccola potrebbe mettere insieme le diverse anime del Pd che sono alla ricerca di una candidatura di altissimo profilo, espressione della società civile ed in grado, al contempo, di imprimere un segnale di discontinuità rispetto alla gestione della coalizione di centrosinistra fin qui posta in essere. Per molti, soprattutto per i sostenitori di Ceniccola, la cosa – ovvero la candidatura – è già fatta; ma, in ogni caso, bisognerà sondare la concreta disponibilità del sostituto procuratore e, al tempo stesso, fare in modo che si registri la più ampia convergenza possibile su una candidatura simile. Nelle prossime 24-48 ore se ne saprà di più, considerando che i quadri di partito si sono dati appuntamento nella sede di corso Trieste per tentare di chiudere il cerchio.

venerdì 29 gennaio 2010

VERSO LE PROVINCIALI/ A ridanghete! Bocchino “sponsor” di Zinzi per mettere ko Cosentino e Landolfi

Questa campagna elettorale più per i programmi dei candidati sarà ricordata per i duelli rusticani tra i vari polli nel grande pollaio Pdl...
Da un lato, c’è Nicola Cosentino. Dall’altro, Italo Bocchino. Ma non è una novità. Che i due esponenti di spicco del Pdl non si “amassero” si era già capito quando c’era da indicare il candidato alla presidenza della Regione. Dopo la bufera giudiziaria che ha coinvolto il sottosegretario all’Economia, candidato in pectore dei berlusconiani, il vicecapogruppo alla Camera del Pdl è stato il primo a sbarrare la strada a Cosentino. “E’ una candidatura politicamente inopportuna, Nicola deve farsi da parte”, tuonò Bocchino.
Parole che segnarono un solco profondissimo tra lui e il coordinatore regionale del Pdl. Ora la sfida tra i due si ripete sulla scelta dell’aspirante presidente della Provincia di Caserta. Ma stavolta Bocchino sta giocando la partita senza scoprire le carte. A Roma, per conto dei finiani, sta tirando la volata al coordinatore regionale dell’Udc, Domenico Zinzi. Eppure, Bocchino sa bene che il Pdl casertano ha rivendicato con forza la candidatura di un uomo di partito. E allora a cosa punta il vicecapogruppo alla Camera del Popolo della libertà? Presto detto. Il suo obiettivo è quello di assestare un altro colpo, forse letale, al tandem Cosentino-Landolfi, che guida il Pdl campano. Ci riuscirà? Chissà. La partita della Provincia di Caserta si è spostata sul tavolo nazionale. E sembra di capire che in queste ore, nei palazzi del potere romano, in gioco non ci siano solo le sorti del centrodestra in Terra di Lavoro. Il piatto è molto più ricco. Da Caserta potrebbe passare un accordo tra Pdl e Udc che riguarderebbe anche la prospettiva politica regionale e nazionale dei due partiti. Insomma, la vittoria di Bocchino su Cosentino (con la candidatura di Zinzi alla presidenza dell’ente di corso Trieste) aprirebbe due scenari: la riconciliazione tra Berlusconi e Casini; e l’indebolimento della leadership del Pdl campano. Così il deputato ex An colpirebbe due piccioni con una fava. Ma se Bocchino vuole mandare ko il suo “nemico storico”, Cosentino è tutt’altro che disposto a farsi mettere a tappeto. Spalleggiato da Landolfi e dalle truppe casertane, il sottosegretario sta preparando la contromossa. Oggi si riunisce di nuovo il coordinamento provinciale. E non è escluso che nel corso del vertice possa essere indicato il nome del candidato alla guida della Provincia. Si tratterebbe ovviamente di un berlusconiano. Tra i più accreditati, oltre ai parlamentari casertani (Sarro in primis), ci sarebbe quello del sindaco di Aversa, Domenico Ciaramella. Politico e amministratore navigato, il primo cittadino normanno potrebbe essere la persona giusta per portare il Pdl alla vittoria elettorale, anche senza l’accordo con l’Udc. Ma la contromossa di Cosentino e dei suoi potrebbe essere tardiva. La partita è in corso di svolgimento a Roma. Attorno al tavolo ci sono Berlusconi e Casini. E la posta in gioco va ben oltre la Provincia di Caserta.
Mario De Michele

VERSO LE REGIONALI/ L'editoriale di Marco Demarco: "Primarie Pd? Ultima partita per Bassolino"

"Pur di assistere a uno scontro vero e diretto, senza vuoti formalismi e odiose ipocrisie, saremmo pronti ad archiviare benevolmente lo spettacolo indecoroso di questi giorni: dal vuoto di direzione politica, all’incertezza sui candidati, fino alle patetiche attese del Godot di Nusco."
Magari finisse così. Magari ilPd campano si decidesse a indire definitivamente le primarie e magari a duellare fossero davvero due candidati di alto profilo come Marone e De Luca. Se così fosse, pur di assistere a uno scontro vero e diretto, senza vuoti formalismi e odiose ipocrisie, saremmo pronti ad archiviare benevolmente lo spettacolo indecoroso di questi giorni: dal vuoto di direzione politica, all’incertezza sui candidati, fino alle patetiche attese del Godot di Nusco. A consigliare prudenza, e a insinuare il dubbio che il capitolo finale non sia ancora stato scritto, sono un paio di interrogativi rimasti senza risposta. Il primo. Marone e Cascetta, l’assessore che proprio ieri ha scritto un’amara lettera a Bersani sulle lacerazioni interne al Pd, hanno profili politici molto simili: entrambi della squadra di Bassolino, entrambi con una forte impronta tecnica, ed entrambi fedeli al leader nei momenti peggiori. Ebbene, perché, in nome degli stessi valori, il secondo rinuncia alle primarie e il primo, invece, si fa avanti? E fuori luogo il sospetto di tatticismo? L’altro interrogativo riguarda Bassolino. Tempo fa, nel pieno del caos dei rifiuti. il eovernatore chiese un anno’di tempo per uscire dall’emergenza e poi valutare l’ipotesi delle dimissioni. Di dimissioni non ha pi parlato. a piuttosto iniziato a ricordare i primati di cui va fiero: mai persa un’elezione diretta; con lui il centrodestra «non si è mal tolto lo sfizio di vincere»; e ogni volta che si è ripresentato, sia al Comune di Napoli, sia alla Regione, ha sempre raccolto più consensi della prima candidatura. Un modo come un altro per dire che con lui in campo la partita non è affatto persa. Ma allora, se così stanno le cose, se il quadro non è del tutto compromesso come a noi appare, perché Bassolino non si ripresenta? Formigoni, in Lombardia, lo ha fatto. Perché il nostro governatore rinuncia all’ultima, decisiva sfida? Qualcuno dice che questa volta Bassolino sa di perdere, perci non si fa avanti. Ma Bassolino perderebbe comunque. Questa volta non potrebbe fare come con Nicolais, alle elezioni provinciali di Napoli, quando spieg la sconfitta con la scelta di un candidato a lui estraneo e anzi contrapposto. Marone, con tutti i dovuti distinguo, è Bassolino. Se perde Marone, perde Bassolino. E se poi De Luca, vincitore alle primarie, dovesse perdere nello scontro con il centrodestra, co me potrebbe, Bassolino, già sconfitto nel duello interno, dire che lui avrebbe fatto meglio alle elezioni istituzionali? Al punto in cui siamo, Bassolino pu uscirne solo in due modi: o sorprendendo tutti riproponendosi, dopo essersi sottoposto come Vendola alle primarie, per la terza volta; o indicando un candidato così forte e così «alto», da garantire sia un minimo di coalizione, sia la vittoria finale. Questo candidato è Marone? Staremo a vedere. Ma intanto la coalizione non c’è più : il centrosinistra ha perso pezzi di «centro» e pezzi di «sinistra», e se ci è accaduto non è solo per effetto dei giochi nazionali o del fuoco amico di cui Bassolino è stato bersaglio, dal «cacicchi» di D’Alema agli inviti di Veltroni a farsi da parte. Se il centrosinistra si è frantumato, Bassolino non può dirsi innocente.

Forse il piccolo anatroccolo è diventato un..Cigno!

La volontà profusa da queste persone per stabilire una volta e per sempre quella pax quotidiana fa anche del nostro giornalista in erba (per via dell'età, beato lui) una persona che mostra di voler maturare... E noi siamo contenti...Ben tornato... Cigno!

giovedì 28 gennaio 2010

VERSO LE PROVINCIALI/ Per Zinzi pronto un superassessorato nella Giunta Regionale.

L’avevamo detto ieri che il vero “caso nazionale” era rappresentato da Caserta. Una dimostrazione? Eccola: L’accordo tra Pdl e Udc è stato sancito ma è stata stralciata la questione della nomination alla presidenza della Provincia di Caserta. D’altronde era stato lo stesso segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, dopo un suo pranzo con Berlusconi, a dichiarare: “In Campania abbiamo raggiunto un accordo con il Pdl”.
di Giovanni De Stasio
Ci si è messi d’accordo sui tre assessorati da assegnare all’Udc, si è risolto il problema che più stava a cuore a Ciriaco De Mita (Il riordino e la riorganizzazione dei poteri della Regione), ma è rimasto il nodo dell’assegnazione della candidatura al vertice provinciale. Insomma, l’accordo nazionale sarebbe stato anche chiuso e sottoscritto se non ci fosse stato il “nodo-Caserta”. L’Udc di Caserta, con in testa il suo segretario provinciale Angelo Consoli, insiste perché si chiuda l’accordo rispettando l’intesa già sottoscritta prima delle elezioni provinciali di Napoli-Avellino e Salerno. Al commissario regionale dell’Udc Domenico Zinzi che era stato uno dei “magnifici quattro” (insieme a Ciriaco De Mita ed a Nicola Cosentino e Mario Landolfi) a siglare quell’accordo che ebbe piena fortuna. Ma, intanto, per placare l’ ira funesta di Zinzi gli sarebbe stata offerto l’assessorato regionale ai lavori pubblici o alla sanità. Intanto, domani sera, alla stessa ora, proprio sul tema cruciale delle alleanze e delle candidature si terranno le riunioni dei coordinamenti provinciali del Pdl e del Pd. Il Pdl, sotto la direzione del senatore Pasquale Giuliano, designerà il candidato alla presidenza della Provincia (in pole position il senatore Carlo Sarro), mentre il Pd, sotto la direzione del segretario regionale Enzo Amendola, deciderà se fare anche a Caserta le primarie. I tempi sono strettissimi. Per partecipare alle primarie del 7 febbraio, bisognerà presentare le candidature entro le 12 di domani sabato. Chi potranno essere i competitori? Dovrebbero essere questi:
1)l’ex parlamentare antimafia Ds Lorenzo Diana (molto amico del competito regionale Enzo De Luca);
2)il consigliere regionale Giuseppe Stellato;
3)Nicola Ucciero (bassoliniano doc);
4)il sindaco di San Felice a Cancello Pasquale De Lucia.
Ma, intanto, c’è da obiettare che gli alleati Italia dei Valori, Alleanza per l’Italia, Sinistra e Libertà hanno ancora una volta esternato la loro assoluta contrarietà alle primarie che “saranno solo una resa dei conti interni”. Ma potrebbero anche non celebrarsi le primarie casertane a patto che si riuscisse a trovare una candidatura condivisa e di sintesi. Cosa assolutamente impossibile perché nel Pd c’è una guerra interna senza quartiere. Addirittura si ipotizza che quanto prima al suo interno si verificherà un vero terremoto politico. Molti starebbero per trasmigrare verso i lidi dell’Api (Alleanza per l’Italia) di cui è responsabile provinciale l’ex deputato della Margherita e del Pd Pierino Squeglia. Anzi, circola con insistenza la voce che tutto il gruppo ex Margherita, capitanato da Felice Del Monaco, quanto prima approderà nell’Api. A buttare ancora benzina sul fuoco ci si è messa anche la questione esplosa al Consorzio Idrico, oberato sotto una coltre di oltre 100 milioni di debiti. Ancora la privatizzazione degli impianti idrici è stata la scintilla che ha fatto esplodere l’ira e la contestazione dell’onorevole Pina Picierno e dell’ex parlamentare antimafia Lorenzo Diana che non nascondono che esistta una questione morale. Secondo la Picierno “è stata scelta, secondo metodi poco trasparenti, una società che può contare su un capitale sociale di appena ventimila euro”. Alla riunione del coordinamento di oggi alle 16 del Pdl interverranno tutti i parlamentari (Nicola Cosentino, Mrio Landolfi, Pasquale Giuliano, Gennaro Coronella, Giovanna Petrenga, Carlo Sarro e Gianfranco Paglia. Nonché i tre consiglieri regionali: Paolo Romano, Giuseppe Sagliocco e Angelo Polverino. Oltre che della “questione delle questioni” riferita alla scelta del candidato alla presidenza della Provincia (Landolfi aveva lanciata anche la candidatura del sindaco di Pignataro Maggiore Giorgio Magliocca), anche le nove candidature alla Regione (che dovranno contenere per legge minimo tre donne), nonché le 36 candidature ai collegi provinciali. In tutto dovranno essere fatti 46 candidature. Al termine della presentazione delle liste mancano esattamente 30 giorni.

VERSO LE PROVINCIALI/Il senatore Giuliano: il Pdl ha i voti e deve indicare il candidato presidente

Il coordinatore provinciale al giornalista Mario De Michele: "Il 53% dei consensi che il Pdl ha nel casertano è un dato significativo e non ammette repliche."
Dai vertici alla base, passando per gli amministratori locali. Il Pdl casertano non molla. Rivendica con forza l’indicazione del candidato alla presidenza della Provincia. E per ora neanche l’accordo con l’Udc sul piano regionale ha spianato la strada, che anzi diventa sempre più tortuosa, alla discesa in campo di Domenico Zinzi alla guida della coalizione di centrodestra.
"Il 53% dei consensi che il Pdl ha nel casertano – fa notare il coordinatore provinciale Pasquale Giuliano (nella foto a sinistra con Pasquale Coronella vicecoordinatore provinciale Pdl) - è un dato significativo e che non ammette repliche. Anche per questo i circa trenta sindaci, i quattro consiglieri regionali e i sei parlamentari nazionali di centrodestra di Terra di Lavoro pretendono la giusta visibilità e un maggiore peso politico del Pdl nella scelta del candidato a presidente della Provincia”. Il nodo Caserta, quindi, è tutt’altro che sciolto. Non a caso Giuliano ha convocato per domani una nuova riunione del coordinamento per affrontare il tema delle alleanze e delle candidature. “Dalla classe dirigente, dagli amministratori e dalla base del Pdl – osserva il senatore – è partita una fortissima sollecitazione ai vertici regionali e nazionali affinché il candidato alla presidenza della Provincia sia espressione del Popolo della Libertà. Si tratta di una presa di posizione, che come ho già detto prima, è basata su numeri incontrovertibili. Non si tratta di una rivendicazione strumentale, ma di un atto politicamente doveroso. In democrazia contano i consensi, e il Pdl ha sempre dimostrato di essere un partito rispettoso della volontà popolare”. E per ribadire questa posizione, venerdì scorso il coordinamento del Pdl ha approvato all’unanimità un documento in cui è stato chiesto a chiare lettere che la leadership della caolizione di centrodestra alle provinciali fosse indicata dal partito di Berlusconi. Un concetto che sarà ribadito anche nella riunione di domani. “La nostra impostazione – afferma Giuliano – è condivisa dai vertici regionali e nazionali perché è una posizione politicamente ineccepibile”. Ma su chi punterà il Pdl? Giuliano taglia corto: “Siamo un grande partito, abbiamo almeno 15 nomi all’altezza del compito”. Zinzi è avvisato.

mercoledì 27 gennaio 2010

VERSO LE REGIONALI E PROVINCIALI/ L’accordo tra Pdl e Udc passa per la Provincia di Caserta

C’è chi aveva preconizzato una “notte dei lunghi coltelli”. Chi, invece, aveva previsto un accordo a tutto tondo. E chi, appellandosi a una cautela “doverosa in questi casi”, non ha voluto fare previsioni. In casa Pdl e Udc quella appena trascorsa è stata una “notte bianca” per dirla con Dostojevski. La giornata di ieri, infatti, non è bastata a sciogliere il nodo, che rischia di diventare gordiano, sul nome dell’aspirante presidente del Provincia di Caserta.Mario De Michele
In un turbinio di voci, indiscrezioni, parole dette e non dette la candidatura di Domenico Zinzi, coordinatore regionale dell’Udc, è apparsa prima una cosa ormai fatta, poi un’ipotesi remota, e successivamente un qualcosa di cui discutere ancora. Magari intrecciandola con l’intesa più ampia sul piano regionale. Fatto sta che proprio attraverso la risoluzione del “caso” Caserta sembra passare l’accordo politico complessivo (composizione della giunta regionale in caso di vittoria del centrodestra) tra Pdl e Udc. La corsa per la conquista dell’ente di corso Trieste come una sorta di crocevia dell’accordo, di viatico per una collaborazione più stretta e meno turbolenta rispetto agli ultimi sviluppi nei rapporti tra Berlusconi e Casini. E proprio i leader dei due partiti avrebbero avuto un incontro notturno (giusto per rimanere in tema) grazie al quale oggi potrebbero essere decise le sorti del centrodestra in Campania e a Caserta. Ma cosa avrebbe inasprito i rapporti tra Pdl e Udc che a livello regionale sono sempre andati d’amore e d’accordo? Il tempo delle mele sarebbe finito con la candidatura a governatore di Caldoro, leader del Nuovo Psi, a discapito di Cosentino, “deus ex machina” dei berlusconiani campani. Il passo indietro del sottosegretario all’Economia ha rimesso in discussione l’accordo siglato da Udc e Pdl in occasione delle elezioni provinciali (vinte) a Napoli, Salerno e Avellino. Quell’accordo, come ricordato più volte dallo stesso Zinzi, contemplava appunto che la presidenza della Provincia di Caserta spettasse al partito di Casini. E ovviamente Zinzi sarebbe stato il candidato del centrodestra. Ma poi lo scenario regionale è completamente mutato, e ha determinato un effetto domino sul piano provinciale. Anche su spinta del gruppo dirigente casertano, Cosentino avrebbe tirato il freno a mano per far recuperare al Pdl la visibilità e il peso politico perso con la discesa in campo di Caldoro. Ma da qui a parlare di una frattura insanabile tra i due partiti casertani ce ne passa. E, come dicevamo, forse già oggi, o al massimo entro questo fine settimana e l’inizio dell’altra, il patto d’acciaio tra Pdl e Udc potrebbe essere sottoscritto. Con il beneplacito romano di Berlusconi e Casini.

martedì 26 gennaio 2010

L'EDITORIALE/ 1 di Gianluigi Guarino.Cosentino: "Se il Pdl di Caserta non esprime il candidato governatore, non è giusto che sia tagliato fuori...

"...anche da quello alla Provincia. Nessun patto violato." Il sottosegretario, dopo essere stato spedito involontariamente a quel paese da Guarino ingannato dal mittente telefonico privato, ha chiarito a Casertace la sua posizione sul nodo più importante della coalizione di centrodestra
di Gianluigi Guarino
Alla quarta telefonata con mittente “anonimo”, "adrenalina – Guarino" ringhia già più di Gattuso al cospetto dei garretti di Cristiano Ronaldo. Dopo aver congedato con tre vaffa i precedenti interlocutori presentatisi col numero “privato”, il quarto ha incrociato una mitragliata di insulti quando ha esordito dicendo: “Ma una volta ci volevamo più bene, ora mi perseguiti”-
“Ti preseguitoooooo!.!!.. Ma chi cazzo sei, come ti permetti. Io non ho mai condotto persecuzioni personali, semmai perseguito la cattiva politica. Io esprimo giudizi e non ho pregiudizi…..” e bla, bla. bla con tutto il consueto armamentario da liberale spesso un po' tronfionarcisista e afflitto dall’anomalia di essere, per natura, fumantino e attaccabrighe. Telefono sbattuto il faccia con immancabile vaffa.
Passano tre minuti: sul display compare il numero 33571……Un numero che conosco bene da anni perché da dieci anni è sempre lo stesso. Dall’altra parte una voce. “Chiamavo con il privato perché usavo il telefonino del ministero. Posso umilmente dire una cosa senza che mi riempi di insulti…..”
“Nicolaaa! Mannaggia a te co’ ‘sto privato! Passo le giornate a litigare al telefono e ormai vado in automatico. E la tua voce, che non sentivo da un pezzo, non sono riuscirà a individuarla. Scusami tanto. Certo, l’intervista risarcitoria ora ti tocca. Difficilmente riuscirai a convincermi delle tue ragioni contingenti e men che meno smonterai la mia avversione strutturale rispetto alla politica che impersoni, ma questa tribuna, stamattina, è tutta tua.
Cominciamo dal patto di primavera. Quelli dell’Udc ne rivendicano il rispetto.“Su questo si sono dette e scritte cose tanto ingenerose quanto inesatte. Il patto riguardò le elezioni provinciali in tre province. Il resto fu una semplice dichiarazione di intenti del Pdl e dell’Udc perché fossero ricercate le condizioni per ribadire l’intesa alle elezioni regionali e alle elezioni provinciali di Caserta.”
E non è la stessa cosa?“No. Non è la stessa cosa.”
Scusa, Nicola. Ma se uno si allea per tre province e ora governa nelle medesime, va da sé che la cosa debba estendersi in una dimensione regionale.“Sul piano strettamente politico il discorso non fa una grinza. Diverso è il ragionamento quando si affrontano i contenuti dell’intesa. Voglio dire, che se il il Pdl di Caserta esprime il candidato alla presidenza della Regione, rappresenterebbe, poi, un’equa forma di equilibrio della rappresentanza, attribuire all’altro socio della coalizione la candidatura alla presidenza della Provincia di Caserta. Ma se il Pdl di Caserta non esprime il candidato a presidente della Regione, mi spiegate un po’ perché si continua a parlare di violazioni di patti?
Spiegacelo tu.“Il percorso politico inaugurato dopo il turno delle elezioni amministrative della scorsa primavera si fondava proprio sulla possibilità di dare a Caserta, attraverso il mio impegno diretto, che poi era l’impegno del coordinatore regionale del Pdl, la massima rappresentazione possibile nel governo della Regione. Dunque, era anche normale che l’amico Zinzi si ritenesse, in pratica, già candidato alla Provincia in quanto massima espressione politica casertana e regionale dell’Udc. Poi le cose si sono messe in maniera differente e questo cambia fatalmente gli equilibri. E ti prego di credermi: non è una questione di ordine personale. Semplicemente. mon è giusto che il Pdl di Caserta, che, per i motivi che tutti conoscono, non è più in condizione di ottenere la candidatura alla presidenza della Regione, ora debba anche rinunciare a quella di presidente della Provincia, essendo il primo partito della coalizione e il primo partito in assoluto. Sarebbe una soluzione iniqua e, soprattutto, autolesionista perché andrebbe a mortificare un principio democratico: quello della corretta riproduzione del consenso popolare nella rappresentanza politica e istituzionale. Rintengo questo un discorso di buon senso senza alcuna arroganza e senza alcuna espressione prevaricatrice.”
Mah, Nicola; Casertace ha scritto e continuerà a scrivere, forse, tutto il male possibile della tua politica, ma sul caso specifico le tue ragioni non sono certo campate in aria. Forse non sono le uniche, ma meritano pena cittadinanza nell’attuale confronto per la determinazione delle massime rappresentanze regionali e provinciali. E da liberale placato da una camomilla, la cosa sono costretto, seppur a denti stretti, a riconoscertela.

L'EDITORIALE/ 2 di Giovanni De Stasio. Provinciali Caserta, Del Monaco (Pd): Zinzi o Squeglia per la presidenza

Caso veramente paradossale: la situazione preelettorale era più chiara e più definita un mese fa che ora, a quasi un mese dalla scadenza del termine della presentazione delle liste. Allora, invece di andare avanti, si va indietro. E’ proprio così. Chi ha contribuito in modo determinante ad aggrovigliare la situazione politica a tutti i livelli è stata la cosiddetta “Politica dei due forni” o delle “alleanze variabili”. di Giovanni De Stasio
Insomma, il quadro delle alleanze e delle liste si sarebbe chiuso già da un pezzo se non irrompeva sulla scena politica questo inseguire le alleanze a macchia di leopardo messa in campo dal leader incontrastato Pierferdinando Casini il cui motto è disgregare per riaggregare. Ma veniamo a noi. A circa un mese dalla presentazione delle liste regionali e provinciali questo il punto: per le quattro ipotetiche candidature ai vertici della Regione e della Provincia (in Campania, da notare, è l’unica Provincia a rinnovare il proprio “Parlamentino”). Finora c’è stata la sola nomination a candidato Governatore di Stefano Caldoro per conto del centrodestra. Di là da venire la candidatura del centrosinistra. Così come non sono state ancora fatte ambedue le candidature alla presidenza della Provincia di Caserta. E, intanto, un po’ tutti si pongono la domanda che tra i due schieramenti nominerà prima il candidato alla presidenza della Provincia? Per il centrodestra si potrebbe avere per oggi la fumata bianca, mentre per il centrosinistra la parola finale passa alla riunione dell’assemblea regionale del Pd di stasera.. L’ex presidente della Provincia e già eurodeputato Riccardo Ventre (magistrato del Tar e docente del processo del diritto amministrativo) non gradisce l’eventuale nomina a giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo perché incompatibile con l’attività politica che vuole continuare a svolgere ci dichiara che tra oggi e domani potrebbe chiudersi definitivamente l’accordo Pdl-Udc. “L’accordo contemplerà soprattutto – sottolinea Ventre – la candidatura alla presidenza della Provincia a Domenico Zinzi. E’ sicuro che ce la daranno. Ed è un’ottima soluzione perché senza l’Udc si perde”. Ma il presidente della Costituente di Centro Ciriaco De Mita è pienamente d’accordo sulla candidatura d Zinzi? “Per onore di verità, va detto che De Mita, in sede di trattative, ha espressamente chiesto la candidatura di Zinzi”. Lei starà in campo? “Assolutamente sì. Già ho pronte liste a sostegno di Zinzi-presidente. Ma le avrei lo stesso per un altro candidato espressione del centrodestra”. Anche lo stesso Zinzi è sicuro che è imminente una sua nomination. La sua sicurezza risiede nel fatto che nutre grande fiducia nella serietà del coordinatore regionale del Pd Nicola Cosentino e del suo vice Mario Landolfi. L’accordo fu siglato prima delle elezioni provinciali di Napoli-Salerno ed Avellino le cui presidenze sono andate al Pdl con il sostegno dell’Udc. In quella occasione fu sancito che la presidenza della Provincia di Caserta sarebbe andata a Zinzi, come massima espressione dell’Udc. Vedremo. Se sono rose fioriranno. Vediamo cosa succede nel Pd. Chi sarà il candidato al vertice della Provincia? Un bel rebus. Nemmeno dall’ennesima riunione del coordinamento provinciale è uscita la fumata bianca. “Si è in alto, alto mare” ci ha confidato uno dei partecipanti alla riunione presieduta dal segretario provinciale Enzo Iodice. Un altro ha detto: “Abbiamo discusso del sesso degli angeli”. La vera verità l’ha detta Lucia Esposito: “Il candidato che fa sintesi non ce lo abbiamo. Ma per la verità non ne ammbiamo nemmeno discusso di candidati-presidenti. Aspetteremo le conclusioni dell’assemblea regionale che si terrà questa sera. Se, sull’onda di quello che è successo in Puglia, si opterà per le primarie quale metodo per la individuazione dei candidati, allora le primarie si faranno per il candidato-Governatore e per il candidato-presidente della Provincia. Insomma, faremo contemporaneamente primarie a Napoli e a Caserta”. Ma chi sono gli aspiranti che hanno delle chanches concrete? Il consigliere regionale Giuseppe Stellato; l’ex parlamentare Ds Lorenzo Diana, il segretario provinciale Enzo Iodice. Il “Grande vecchio” del Pd Felice Del Monaco sostiene che “la migliore candidatura interna è quello di Stellato”. E per una candidatura esterna? “ Svettano – dice Del Monaco – le candidature di Pierino Squeglia, Mimì Zinzi e Riccardo Ventre”. Ma come Zinzi che sta chiudendo con il Pdl? “Sono sicuro che la candidatura dal Pdl assolutamente non l’avrà. Potrà essere il nostro presidente”. Intanto, su qualche giornale si continua ad avanzare la candidatura del deputato Stefano Graziano, ma lui continua a smentire. E si sfoga: “Mi si chiede un parere su Stellato ed io mi esprimo positivamente. Ma poi mi si obietta che non lo vogliono. La stessa cosa succede con Diana. Quindi, cosa vogliono da me?”. E’ chiaro che si faranno le primarie saranno solo di partito e non di coalizione perché l’Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà ed i Verdi si sono espressi contrari a tale metodologia di scelta. Insomma, è veramente notte fonda.